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Trovare lavoro velocemente

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Come creare un biglietto da visita persuasivo

Maggio 12, 2021 by Stefano 17 commenti

Vuoi fare un figurone galattico quando parli con un possibile datore di lavoro?

Non avere solo il curriculum a portata di mano, ma anche un biglietto da visita. Quando intrattieni una relazione con qualcuno e l’altro sembra interessato a una possibile collaborazione (ossia assunzione), lasciagli il biglietto da visita. Ha anche il vantaggio di mantenere il livello percepito alto: nell’immaginario comune il CV è per chi non ha un lavoro e vuole farsi assumere, il biglietto da visita è tipico di un professionista che sa il fatto suo. Inoltre sono così piccoli che li puoi portare sempre con te e non sprecare nessuna occasione.

Trovi per caso qualcuno che può essere interessato ad assumerti? Posizionati subito bene con un biglietto da visita, senza aspettare il giorno dopo per mandargli un curriculum.

Questo mette in atto un potente meccanismo psicologico: il datore sa poco di te (quando dici sul biglietto), ma sarà incuriosito dal fatto che ti presenti in maniera così professionale. Non penserà a te come un altro dipendente da assumere, ma come un professionista con il quale può collaborare.

Il risultato? Se ti giochi bene le tue carte, potresti ottenere un colloquio diretto senza aver bisogno di inviare un curriculum.

Un biglietto da visita ti farà guadagnare mille punti agli occhi del datore.

Il sito internet di riferimento è Vistaprint, un portale internazionale specializzato nella stampa di biglietti da visita e disponibile anche in Italia. I prezzi sono competitivi, e con circa 15-20€ puoi portarti a casa 250 biglietti semplici, spedizioni incluse. In base a quanto vuoi spendere, puoi aggiungere elementi opzionali come il cartoncino lucido o le scritte in rilievo: non sono indispensabili e te le consiglio solo se cerchi un lavoro ben pagato. La spedizione è lenta (anche un mese), quindi organizzati in anticipo.

Sul sito sono presenti modelli professionali e puliti dai quali scegliere, ma io ti consiglio di mantenere un design minimal e senza troppe aggiunte strane: più cose aggiungi, minore sarà l’impatto. Per quanto i disegnini siano belli in un biglietto di auguri, lo stesso non si può dire per un biglietto da visita creato per un datore.

Io consiglio questo modello semplice:

NOME COGNOME
[telefono]
Esperto Marketing e PR
lavoro@nomecognome.com

Non serve nulla di più complesso: nome, contatti e il tuo punto di forza principale per far sì che il datore si ricordi di te. Per qualche euro in più, sul retro puoi aggiungere altro. È opzionale, ma puoi inserire un breve elenco di 3 elementi con un riassunto delle tue competenze fondamentali.

Occhio però: visto che il tuo curriculum cambierà spesso e troverai con il tempo nuovi elementi da aggiungere osservando la reazione dei reclutatori, aggiungi un retro solo quando sei sicuro che non cambierai più niente nel tuo curriculum. Ma il biglietto dovresti farlo comunque, anche con il retro bianco.

In questo modo il datore si ricorderà di te e avrà sotto mano la tua specializzazione, così che potrà chiamarti qualora avesse intenzione di portare avanti il processo d’assunzione. Se incontri il datore per la prima volta durante un colloquio o in un posto dove non hai il curriculum, puoi consegnare alla fine il biglietto da visita con la formula “se le vengono in mente altre domande, può trovarmi a questo recapito.”

Il biglietto da visita contribuisce a creare un’immagine di te che vada oltre quella del classico giovane senza esperienza. È uno dei tanti dettagli che mostrano la cura che metti in ogni cosa, una caratteristica apprezzata dal datore.

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Come superare l’ansia al colloquio di lavoro

Maggio 11, 2021 by Stefano 6 commenti

Quindi vuoi superare l’ansia al colloquio di lavoro, hmm?

Dietro all’esame di maturità (ancora me lo ricordo), il colloquio di lavoro è uno dei momenti di maggiore tensione soprattutto per i giovani, ma anche per gli adulti con esperienza. È lì che si gioca il tuo futuro.

La posta in gioco è alta, l’ansia può farti fare delle brutte figure al colloquio e costarti l’assunzione anche se hai fatto una buona impressione con il curriculum vitae. Per questo è importante imparare a gestire la tensione e mettere un freno alle tue paure.

Ecco quattro semplici strategie che puoi usare.

1 – Preparati in anticipo

Molte persone vanno al colloquio allo sbaraglio, senza molte informazioni riguardo alla compagnia nella quale vorrebbero lavorare. Anche io ho commesso questo errore in passato.

Quando viene fissato un colloquio il lavoro non è finito, ma appena iniziato: ora viene la parte divertente. Impara tutto quello che puoi sull’azienda in questione, parla con dipendenti e clienti, guarda le loro pubblicità, studia il sito internet, trova tutte le informazioni che puoi trovare sul reparto nel quale verresti inserito. Se puoi, parla con i tuoi futuri colleghi.

Molta dell’ansia nel colloquio di lavoro deriva dalla scarsa preparazione, dalla paura dell’ignoto. Elimina quante più variabili possibile, e sarai più sicuro di te oltre che più preparato.

Di solito la tensione si accumula prima della prima domanda, e scema velocemente in seguito se rispondi bene. Quindi la cosa più importante è iniziare forte per darti una certezza in più. La prima domanda dell’intervistatore, per rompere il ghiaccio, è il “ci parli un po’ di lei.”

Se sai già la domanda, studiati la risposta. Qui devi recitare un copione che hai imparato a memoria, e recitato davanti alla specchio finché sei diventato spontaneo. Metti in luce i tuoi punti di forza e fai un riassunto del curriculum, senza divagare su aspetti che al datore non interessano.

2 – Fai colloqui di riscaldamento

Nel mio prossimo libro che sto scrivendo insieme a un amico su come trovare lavoro in Inghilterra, c’è una strategia geniale per aumentare le tue possibilità di essere assunto proprio dove vuoi tu, e allo stesso tempo ridurre l’ansia: fare colloqui di prova.

Significa che se sei inesperto nella ricerca del lavoro e vuoi andare a lavorare nel settore delle telecomunicazioni, non cercare lavoro direttamente nelle telecomunicazioni. Vai prima in aziende simili, come i provider internet. Fai qualche colloquio senza pretese, giusto per abituarti alla tensione e al processo di assunzione, per capire quali risposte sono più efficaci.

Visto che quei lavori ti interessano relativamente, non sarai così teso. Anzi imparerai a sopportare la tensione, così da poter dare il meglio quando vai al colloquio per le tue aziende obiettivo. In questo modo avrai anche perfezionato il tuo modo di presentarti, e farai una migliore impressione.

3 – Controlla la tua respirazione

Hai notato cosa fai quando sei teso? Ti chiudi in te stesso, respiri poco e male. Questo non fa altro che peggiorare il tuo stato di ansia.

Quando aspetti il tuo momento per il colloquio, non stare seduto e rannicchiato su te stesso come fanno tutti. Muoviti, fai due passi, tieni attiva la circolazione. Vai in bagno e fai stretching leggero, o bagnati la faccia con acqua fredda.

Fai respiri profondi e lenti, porta indietro le spalle per lasciar entrare più aria nei polmoni. Anche quando sei seduto di fronte al datore cerca di mantenere una postura sicura di te e rispondi profondamente: per il principio della coerenza, il tuo inconscio ti farà sentire più sicuro di te per essere coerente con la posizione del corpo.

4 – Migliora la tua autostima

Spesso l’ansia ha radici profonde, e le tecniche immediate possono arrivare fino la un certo punto.

Il modo migliore per essere sicuro di te al colloquio è quello di migliorare la tua autostima generale, essere consapevole dei tuoi punti di forza. Questo è un compito che prende più tempo, ma i benefici sono immensi non solo sul lavoro.

Quando sei certo di stare dando il massimo, e sai che se non vieni assunto da qualche parte avrai presto un’altra offerta, ridurrai l’ansia a qualcosa di gestibile. Per questo, ti rimando al report gratuito che ho scritto per il mio blog principale: Il Manuale Anti-Confusione.

E tu hai altre strategie per ridurre l’ansia? Fammele sapere nei commenti!

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I vantaggi di essere un dipendente

Maggio 10, 2021 by Stefano 10 commenti

Un termine che non mi è mai piaciuto è quello di “dipendente”, perché non ha più senso.

La parola ha un’accezione negativa, quasi fosse un’onta rispetto al lavoratore autonomo e “indipendente”. Secondo me non è così, e anche lavorare da dipendente può portare a una carriera straordinaria e ben pagata.

Ho sentito spesso, nell’ambito dello sviluppo personale, persone dire che la vera libertà si raggiunge solo con un lavoro autonomo, ad essere “il capo di sé stessi”. Questa è una visione miope della realtà: ci sono molti lavori da dipendente a stipendio elevato, soddisfacenti sotto il profilo professionale, motivanti e che lasciano libertà personale.

Certo anche essere un autonomo ha i suoi vantaggi (altrimenti non avrei scelto questo percorso), ma in questo articolo voglio ridare dignità alla figura del dipendente, del lavoratore assunto, e spiegare perché per molte persone è la scelta di carriera migliore.

1 – Stipendio sicuro

Non tutti sono emozionati dal sapere che la prossime mensilità potrebbe essere il triplo della precedente, perché significa anche che potrebbe essere zero.

C’è chi preferisce l’avventura, e chi la stabilità. Se vuoi eliminare l’incertezza dalla vita, fare un mutuo certo o calcolare esattamente cosa puoi permetterti e cosa no, lascia stare l’imprenditoria e fatti invece assumere da qualcuno.

Da dipendente, lo stipendio è sempre bene o male quello. Le variazioni sono minime, e puoi sapere con un certo grado di precisione cosa guadagnerai fra un mese, sei mesi o un anno.

Questo ti permette di avere una certezza in più nella vita: vista l’imprevedibilità del mondo, è un vantaggio bene accetto. Certo questo significa che non potrai nemmeno ricevere iniezioni improvvise di denaro, ma se non ne senti il bisogno, perché rischiare?

2 – Orari di lavoro precisi

Si dice che uno dei vantaggi di essere autonomo è che puoi prenderti una vacanza quando vuoi. Vero, ma pensa anche al rovescio della medaglia: non sei mai veramente in vacanza.

Sai che c’è qualcosa da fare ogni giorno, e anche quando stacchi, rimane il ronzio in testa di quello che potresti fare alla scrivania. Nei periodi più pieni, puoi lavorare fino a notte fonda (già successo).

Quando sei un dipendente, una volta timbrato il cartellino sei a posto. Potresti avere delle scadenze, ma non sono così pressanti e di certo non hai la pressione continua di dover fare qualcosa. Se sei bravo a tenerti a pari con i compiti che ti vengono assegnati, quando vai in vacanza non pensi veramente a niente. Il fine settimana, ti dimentichi del lavoro.

La pace mentale che dà il sapere di non dover toccare il lavoro per due giorni a settimana, senza che nessuno possa dirti niente o tagliarti lo stipendio per questo, è un bel vantaggio che bilancia l’impossibilità di prendersi una vacanza quando si vuole.

Io prima di andare in vacanza, anche solo per pochi giorni, mi assicuro di avere una connessione internet in modo da poter intervenire se c’è qualche emergenza, e comunque controllare almeno una volta al giorno che tutto vada bene in azienda.

Anche qui, la domanda che devi farti è: preferisco stabilità e due giorni di riposo a settimana senza pensieri, o la possibilità di prendermi una vacanza quando voglio, pur sapendo che non sarò mai realmente in vacanza?

Un altro vantaggio degli orari da dipendente: se non hai nessun capo che ti controlla perché sei autonomo, la tentazione per alcuni è di battere la fiacca.

“Perché dovrei lavorare, tanto posso farlo domani”

Non hai idea di quante aziende falliscano perché il proprietario è uno sfaticato. Tutti possono cascarci.

3 – Obiettivi ben definiti

Quanta autodisciplina hai? Se la risposta non è “un sacco”, allora forse la strada dell’autonomo non fa per te.

Quando sei dipendente, ti viene detto esattamente cosa fare. Male che vada hai un obiettivo che ti viene chiesto di raggiungere entro tot tempo, e ti vengono forniti gli strumenti per farlo. Ciò che ti viene richiesto è sempre entro le tue possibilità.

Ciò non è così scontato per il lavoro da autonomo. Sta a te stabilire i tuoi obiettivi, e capire se e come raggiungerli. A volte ti accorgi che è impossibile, a volte ti accorgi di aver fatto uno sbaglio. E perseguire un obiettivo sbagliato potrebbe costare molto, migliaia, decine di migliaia di euro.

Perché la responsabilità degli errori è solo tua, se non hai nessuno sopra di te. Se invece sei dipendente, se ti viene assegnato un obiettivo sbagliato la colpa non è tua, ma del tuo responsabile.

Quindi puoi dire addio a tutta la parte di pianificazione strategica. Che sì, a suo modo è affascinante e stimolante, ma anche stressante vista la posta in gioco.

4 – Contributi pagati

E qui veniamo al punto dolente. In Italia, lo stato/mafia fa pagare delle tasse fuori di testa ad autonomi e imprenditori. Per sopravvivere un autonomo medio deve lavorare come un mulo per pagare le tasse, e vedersi in tasca solo una minima parte dell’utile della propria azienda.

Vuoi sapere uno sporco segreto? Molti licenziamenti e disoccupazioni, in Italia, sono dovuti al fatto che le piccole e medie aziende non hanno più soldi per pagare gli stipendi, quindi sono costretti a licenziare e prendersi carico del lavoro addizionale.

E vogliamo parlare della burocrazia? All’agenzia delle entrate, è facile perdere mezza giornata senza concludere niente vista l’incompetenza dell’operatore medio.

Per questo sempre più imprenditori e autonomi, quando possono, scappano dall’Italia e si trasferiscono all’estero, dove la pressione fiscale è a livelli più accettabili.

Da dipendente non devi pensare a nulla di tutto questo: ti prendi i tuoi soldi, le tasse vengono pagate già a monte, e tu ne puoi disporre nel modo che preferisci. Nulla di più semplice.

Già solo questo è un vantaggio sufficiente per rendere molto più allettante il lavoro da dipendente, in Italia.

5 – Ammortizzatori sociali

Qualche mese fa, un mio amico è stato licenziato. Fra liquidazione e mobilità, si intascherà la bellezza di 18 mensilità o giù di lì senza lavorare.

Non voglio stare qui a indagare se sia giusto è sbagliato, ma solo far notare che questo genere di garanzia non esiste per l’autonomo. È bilanciato da altri pregi, ma non dimentichiamo i vantaggi di cui godono esclusivamente i dipendenti.

Una volta che ottieni un lavoro con qualche tipo di garanzia (e se segui i consigli del mio blog e dei miei manuali, è solo una questione di – poco – tempo), godi anche degli ammortizzatori sociali che ti danno un paracadute nel caso le cose vadano male e dovessi essere licenziato.

Ancora una volta, questo aumenta la sicurezza di cui godi e la possibilità di fare piani a lungo termine per il tuo futuro. Dopo aver accumulato anche solo pochi anni di anzianità, se vieni licenziato hai tutto il tempo di cercarti un altro lavoro con calma senza essere con l’acqua alla gola per la mancanza di liquidità.

6 – Il mondo avrà sempre bisogno di dipendenti

Chi difende a spada tratta il lavoro autonomo dice che ormai il mondo è fatto sempre più da autonomi e sempre meno da dipendenti. È vero che la percentuale di lavoratori autonomi sta aumentando, in controtendenza rispetto a mezzo secolo fa, ma i dipendenti non devono allarmarsi: ce ne sarà sempre bisogno.

Qualsiasi autonomo o imprenditore che ha successo, avrà bisogno di collaboratori per fare tutto il lavoro. Ed è qui che entrano in gioco i dipendenti. Non importa quanto cambierà l’economia, il numero di dipendenti sarà sempre di diverse misure maggiore rispetto a quello degli autonomi.

E questo solo restando nel settore privato: se andiamo a vedere i dipendenti pubblici, ecco che spuntano molti altri dipendenti statali che vanno a ingrossare le file della categoria.

Quello che è vero è che certe categorie lavorative smetteranno di esistere, spesso perché rese superflue dall’evoluzione tecnologica. Ma nell’economia di mercato nella quale viviamo, per ogni lavoro che smette di esistere uno nuovo prende il suo posto.

Il tuo unico lavoro è restare sulla cresta dell’onda, restare al passo coi tempi per non diventare obsoleto. Questa è una responsabilità comune a dipendenti e autonomi.

7 – Non bisogna conoscere l’economia

Se vuoi essere un autonomo, devi sempre avere due specializzazioni: il tuo settore lavorativo, e l’economia.

Per quanto sia possibile azzeccare una previsione e avere successo da imprenditore con la sola fortuna, non è una situazione destinata a durare: per continuare a sopravvivere come autonomo, devi conoscere l’economia e il marketing. Non ci scappi.

Quando sei dipendente, devi saper fare una sola cosa: la tua specializzazione. Qualcun altro, il tuo responsabile, si prenderà cura del resto. Ma in quanto autonomo, sei costretto a prenderti cura di tutta la burocrazia, del marketing, di tutta l’economia che sta dietro a un’azienda. Questo oltre al tuo lavoro normale.

Certo, puoi assumere qualcuno che faccia tutto questo al posto tuo, ma significa:

  1. Assumere uno o più dipendenti, validando il punto 6.

  2. Spendere un sacco di soldi, perché gli esperti di marketing per definizione non si fanno pagare poco.

Conclusione

La mia idea è che i lavori da autonomo/imprenditore e da dipendente abbiano pari dignità.

Non ne esiste uno migliore dell’altro, perché ognuno ha pregi e difetti. Ogni persona deve decidere quale si confà più alle sue caratteristiche, e agire di conseguenza. Io al momento sono un autonomo, ma sono consapevole che non è la strada adatta a tutti.

Dopo aver letto questo articolo, spero che anche tu sia in grado di decidere se è meglio essere autonomo o dipendente, in base alle tue preferenze personali.

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I 5 lavori più richiesti dei prossimi 10 anni

Maggio 9, 2021 by Stefano 27 commenti

Primo articolo del 2015, è il momento di guardare al futuro: nel post di oggi ti parlerò dei 5 lavori che esploderanno nei prossimi 10 anni e garantiranno:

  • Occupazione assicurata per chiunque.
  • Una carriera rapida e di successo.
  • Uno stipendio altissimo.

Non solo: sono mestieri nuovi, ultra-specifici, e relativamente semplici da imparare. Dedica anche solo un anno o due di studio a queste materie, e sarai già un professionista: è un’inezia rispetto all’impegno che ti viene richiesto all’università, e dà benefici maggiori.

Ecco la lista dei 5 lavori più richiesti dei prossimi 10 anni, e come acquisire delle competenze che faranno risplendere il tuo curriculum.

1 – Modello e stampa 3D

La stampa 3D è una nuova tecnologia che nei prossimi 10 anni rivoluzionerà il mondo della manifattura e produzione.

Hai presente la stampante di casa che usi per i tuoi curriculum? La stampante 3D fa la stessa cosa ma… In tre dimensioni, appunto.

Può stampare oggetti solidi in plastica, metallo o qualsiasi altro materiale esistente. Questa tecnologia è ancora nella sua fase embrionale, ma già oggi in molti ambiti è più veloce ed economica della produzione industriale tradizionale. È particolarmente utile quando bisogna realizzare dei pezzi su misura difficilmente reperibili sul mercato (come un pezzo di ricambio di un’auto d’epoca), o modelli unici (come una protesi medica).

Il prezzo di una stampante 3D è crollato negli ultimi anni, e un modello come quello nell’immagine qui sopra si può trovare a meno di 1.000€. Non costa i 30€ di una stampante tradizionale, ma è un prezzo irrisorio rispetto a quello del macchinario che serviva per fare la stessa cosa solo qualche anno fa (alcune decine di migliaia di euro). Il punto di forza della stampa 3D è la flessibilità: una singola stampante può stampare qualsiasi cosa, senza dover fare costosi interventi sul macchinario per cambiare gli stampi. Secondo me sarà una delle più importanti rivoluzioni del decennio, se non del secolo.

Così come la stampa tradizionale, prima di stampare in 3D serve una sorta di immagine a computer. Per questo cresceranno a dismisura i lavori (e stipendi) per specialisti in grado di disegnare modelli 3D digitali. Fino ad oggi questa è stata solo una figura di nicchia relegata a grosse industrie, che si avvantaggiavano di modelli 3D per facilitare la ricerca e sviluppo. Ma grazie all’avvento della stampa 3D, chiunque avrà bisogno di esperti modellatori digitali.

Non solo, esistono già oggi dei professionisti che si guadagnano da vivere stampando i propri modelli e vendendoli su internet. In futuro, crescerà sempre di più il mercato dei modelli digitali: io acquisto un modello, lo scarico da internet, e lo stampo con la mia stampante 3D. Questo elimina tutti i costi di manifattura e trasporto, massimizzando l’efficienza del processo.

Te lo garantisco: se impari da oggi a modellare e stampare oggetti in 3D, avrai una carriera assicurata. Il software per il modellamento 3D che viene utilizzato più spesso è SolidWorks, ma costa un occhio della testa. Se sei interessato, trovi un corso relativamente economico in italiano a questo indirizzo. Un’alternativa economica, ma comunque professionale, è Cubity Invent. Purtroppo non esistono corsi in italiano, ma ce ne sono molti in inglese.

Una volta che hai imparato le basi del software 3D, SolidWorks o Cubify Invent che sia, per diventare esperto ti basta fare solo una cosa: pratica, pratica e ancora pratica. Nota che, anche scegliendo la soluzione più costosa (SolidWorks professional + corso), il costo totale è quello di un anno di università.

2 – HORECA di alto livello (in Italia e all’estero)

Il settore HORECA è tutto quello che riguarda il mangiare fuori: hotel, ristoranti e catering (da qui l’acronimo). Va dal pizzaiolo, al barista, al sommelier.

Non si scappa: tutti gli esseri umani nel mondo occidentale mangiano da 2 a 5 volte al giorno. Cibarsi è uno dei piaceri ancestrali più radicati nell’uomo, e se ci pensi, molte occasioni sociali girano intorno al mangiare. Non stupisce che in Italia, anche durante la crisi, la ristorazione sia uno dei pochi settori che è addirittura cresciuto negli ultimi anni. Questo perché alla gente piace sempre di più mangiare fuori: in Italia un po’ meno vista la tradizione culinaria, all’estero di più.

E con l’aumentare del benessere in tutta Europa, sempre più persone vogliono concedersi il lusso di una cena elegante almeno una volta ogni tanto. Per questo la richiesta di professionisti aumenterà: camerieri, cuochi, baristi, sommerlier di alto livello. Quindi non il pizzaiolo sotto casa o il cameriere al Bar Sbronza, ma gente che ha ha fatto del servizio di ristorazione una professione.

Contrariamente a quello che potresti pensare, non è difficile entrare in questo ambiente. Un buon punto di partenza sono i corsi AIS per sommelier, che seppur costosi (circa 2.500€ in tutto), ti garantiscono un futuro brillante nella ristorazione. Se sei seriamente interessato alla tua formazione e t’ispirano i vini buoni, questo è uno dei migliori investimenti che puoi fare. Ancora, il costo è inferiore a quello di una qualsiasi laurea triennale.

Un’altra alternativa valida è quella di diventare chef: uno chef italiano è sempre molto ricercato soprattutto all’estero.

3 – Programmatore

Un classico che non stanca mai. Ormai da anni tutti dicono che fare il programmatore porta a un futuro brillante, ma il mercato sta crescendo così velocemente che le aziende saltano addosso a qualsiasi nuovo professionista del settore e fanno a gara per assumerlo. Sì, ti assicuro che è così.

Le tecnologie si evolvono velocemente, e il mercato è talmente turbolento che le opportunità nascono ogni giorno. Ad esempio, negli ultimi anni sta andando di moda la programmazione per sistemi mobili Apple e Android. Ancora, programmare app per Facebook è un giro d’affari immenso. Oltre alle tecnologie, anche i linguaggi si evolvono: HTML 5, uscito qualche anno fa, ha dato lavoro a un sacco di programmatori che hanno studiato il nuovo standard.

Se ti è sempre piaciuta la tecnologia e hai una mente matematica, imparare un linguaggio di programmazione è un passo fenomenale per la tua carriera. Se vuoi iniziare con qualcosa di semplice ti consiglio Ruby, mentre il più utile ad oggi è C# (da non confondere con C o C++, che sono linguaggi molto diversi). Se vuoi sviluppare sul web, PHP, MySQL e Javascript sono i più usati al momento.

Ma il bello è che i linguaggi di programmazione sono simili fra loro: una volta che impari il primo, tutti gli altri sono semplici.

4 – Marketing online

Anche se vuoi restare in Italia, un Paese notoriamente retrogrado con la tecnologia, il mercato online sta esplodendo. E quando aumenta il fatturato di un settore, aumentano a dismisura anche le richieste per esperti di marketing. La nicchia del marketing online è ancora acerba, con pochi professionisti seri soprattutto nel campo dei social network. Purtroppo le aziende faticano a capire l’importanza del web, e queste posizioni non sono fra le più pagate in Italia.

Ma le cose stanno per cambiare. Il marketing online, in Italia, è una bomba pronta ad esplodere. E quando esploderà, le grandi aziende si rincorreranno per assumere qualunque esperto sul mercato.

Il movimento sta partendo dalle piccole e medie aziende, quelle più propense al cambiamento, che rappresentano una grossa fetta dei datori italiani. Anche le attività più tradizionali si stanno accorgendo che avere una presenza online forte è indispensabile per sopravvivere nel business, e gli investimenti seguiranno a breve. Per questo se ti specializzi ora in marketing online, fra 10 anni la tua più grande preoccupazione sarà di scegliere quale offerta di lavoro accettare.

Il primo passo è di imparare il marketing tradizionale, almeno le basi. In questo tutti i libri di Philip Kotler sono eccellenti. Ti consiglio di iniziare da questo.

Una volta appreso il marketing puoi passare all’online.

5 – Interpreti e traduttori in lingue emergenti

A scuola si impara l’inglese, sacrosanto. Nei licei linguistici anche tedesco e francese, a volte pure spagnolo, e basta così. Ma oggi, le lingue che vengono richieste dal mercato sono altre: arabo, cinese, coreano, giapponese (anche se questa lingua è un po’ satura), russo.

Questa è l’unica specializzazione che richiede una laurea specialistica per essere utile, ma se già ti piacciono le lingue, pensa a fare una carriera come interprete e traduttore. Con la globalizzazione dell’economia e lo sviluppo di Paesi nuovi, ci sono opportunità a bizzeffe. Il cinese è una scelta sempreverde, ma anche altri mercati riservano sorprese: il russo va forte, il coreano è sempre più interessante, il vietnamita avrà una crescita esponenziale in futuro.

In queste nicchie il lavoro non mancherà mai, soprattutto se già conosci alcune delle altre lingue europee (inglese, francese, tedesco e spagnolo).

Guarda caso io sono esperto o competente in 3 di queste 5 categorie: riesci a indovinare quali? 😉

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5 parole ipnotiche in un curriculum vitae

Maggio 8, 2021 by Stefano 7 commenti

Qualche articolo fa ho parlato di 3 parole che non dovresti mai usare in un curriculum, perché ti rendono banale e poco interessante. Oggi ti parlo invece di 5 parole che dovresti usare, perché ipnotizzano il datore e ti fanno fare una bella figura, indipendentemente dal tuo settore lavorativo.

Il termine “ipnotiche” non è scelto a caso, perché come ci dice la Programmazione Neurolinguistica, tutto è ipnosi: attraverso l’uso dei termini giusti, puoi convincere il datore di qualcosa. Anche a distanza, con il tuo curriculum. È un potere immenso, che oggi imparerai a sfruttare nel tuo CV.

1 – Qualsiasi numero da 0 a 9

Che non sia il tuo numero di telefono o numero civico (o numero di scarpe), s’intende.

Il cervello umano è condizionato fin da quando siamo bambini a prestare attenzione ai numeri. Sia nella scuola con la matematica, sia nella vita reale ad esempio con i prezzi dei negozi. Quando l’occhio vede un numero, il cervello gli mette un asterisco con scritto “questa è roba importante”.

La seconda ragione per la quale i numeri sono importanti è che sono specifici. Nessun datore si lascerà convincere se hai semplicemente ottenuto un “ottimo guadagno sull’investimento”, perché “ottimo” non significa niente. Visto che il datore medio è prevenuto, prenderà con le pinze la tua affermazione generica. Se invece scrivi che hai ottenuto un “guadagno sull’investimento del 53%”, allora chi ti ascolta ha un riferimento preciso.

Di conseguenza evita anche i numeri tondi, nell’esempio precedente: non dire più del 50%, o circa 50%. Anche se il guadagno fosse del 50% esatto, tu abbassalo a 49%: 50% sembra che tu stia arrotondando, con 49% no. Oppure di 50,3%. Sì, essere specifico è così importante da richiedere questi trucchi psicologici, e il modo migliore di essere specifico è usando numeri esatti.

2 – Esperienza rilevante

Non tutta l’esperienza è nata uguale: alcuni lavori sono più importanti di altri.

Quali essi siano dipende in gran parte dal tuo settore, basta che dimostrino il possesso di competenze che possono tornare utili al datore. Quindi un ingegnere e un avvocato avranno criteri diversi per valutare l’esperienza rilevante.

Un errore comune nei curriculum è di mettere esperienze non rilevanti e in ordine cronologico inverso. Se hai già dell’esperienza, questo porta a due effetti sgraditi:

  1. Allunghi inutilmente il curriculum.
  2. Nascondi le esperienze rilevanti, che invece dovrebbero essere in primo piano.

Quello che puoi fare è menzionare solo le esperienze rilevanti, lasciando intendere che sono solo alcune di quelle che hai, sempre in ordine cronologico inverso (dalla più recente alla più vecchia). Il metodo più semplice è usare il titolo “esperienza rilevante” invece che “esperienza”. Puoi anche includere un “se siete interessati ad approfondire, sarò felice di illustrare altre mie esperienze e competenze in un colloquio”, il che fa intendere che hai altri assi nella manica. Puoi mettere questa frase al posto del trattamento dei dati.

Se invece hai poca esperienza ma è rilevante, includi comunque la dicitura.

3 – Risultato

Più che ciò che hai fatto, al datore interessa i risultati che hai ottenuto in passato: è il metro di giudizio più semplice e preciso che ha a disposizione per valutare la tua futura prestazione in azienda.

Questo è coerente con il principio generale della ricerca del lavoro: al datore non interessa chi sei, ma in che modo puoi aiutarlo a risparmiare o guadagnare soldi. Tutta la tua comunicazione aziendale deve essere orientata su questo principio, e se non aiuta a rispondere alla domanda, allora è inutile dirlo.

Se in un lavoro passato hai ottenuto dei risultati degni di nota, dillo e specifica più che puoi. Usa numeri. Se hai fatto parte di un reparto o gruppo di lavoro che ha ottenuto un risultato tangibile, menzionalo con dovizia di particolari. In assenza di altro, se hai lavorato per una piccola azienda che si è espansa durante il periodo che hai fatto per loro, puoi dire quello.

Ci sono alcuni settori per i quali è difficile portare dei risultati monetari: in tal caso, menziona invece con quanta cura hai svolto la mansione sotto la tua responsabilità. Ad esempio, se sei un collaudatore di auto da corsa, dì che hai abbassato il tempo sul giro di 0,5 secondi.

4 – Unico

Le competenze uniche sono il “segreto” (ormai nemmeno più tanto segreto) di chi trova lavoro in un lampo. Se sei unico, un datore non ha scelta se non assumere te.

Essere unici ormai è difficile, ma in un mercato così grande come quello del lavoro, essere “raro” è sufficiente (e uso queste due parole intercambiabilmente).

Molti sono spaventati dalle competenze uniche, perché sono di nicchia. Esempio: “informatico specializzato nel setup di reti aziendali con connessione LTE per grandi uffici”. Pensi che posizionandoti in modo così specifico ti tagli fuori da una grossa fetta del mercato. Ed è così, ma è un bene.

Perché i datori non cercano personale generico, ma professionisti specializzati. Più ti presenti come specifico per il bisogno della singola azienda, più le tue possibilità di trovare lavoro schizzano in alto. Poi, nessuno ti vieta di avere più specializzazioni. Nell’esempio sopra, per un’azienda diversa puoi proporti come “informatico specializzato nell’amministrazione di siti web in PHP e database SQL”. Basta avere abbastanza competenze ed esperienze rilevanti per giustificare l’affermazione.

5 – Verbi d’azione attivi

Ovvero: quando la formalità può far male.

Il linguaggio formale italiano, usato ancora da troppe persone arroccate su schemi linguistici preistorici, prevede di mettere verbi passivi e predicati nominali ovunque. Ma nessuno vuole leggere quella roba.

Guarda come scrivo io. Uso frasi brevi e parole comuni non perché non sono capace di formare strutture grammaticali complesse, ma perché non ce n’è motivo. Il mio lavoro qui è farti capire le cose in modo immediato, e dovrebbe essere anche il tuo scopo nel curriculum. Piuttosto, vantati apertamente. È quello che dovresti fare.

Quindi abbandona l’idea del “gestione di appalti presso XXX” e sostituiscilo con un bel “ho supervisionato appalti fino a 500.000€ per conto di XXX”.

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Dopo il colloquio di lavoro, invia sempre questa email!

Maggio 7, 2021 by Stefano 44 commenti

Dopo il colloquio di lavoro, non devi aspettare con le mani in mano di essere richiamato per l’assunzione o (più spesso) un secondo colloquio più dettagliato. Eppure, è quello che viene fatto dalla maggior parte dei candidati soprattutto giovani.

Facendo così, stai sprecando un’enorme opportunità per dimostrarti veramente interessato al lavoro, e dare un’impressione positiva al datore. Se lui è indeciso fra te e uno o più altri candidati, questo piccolo trucco potrebbe fare la differenza fra assunzione e disoccupazione.

Sto parlando dell’email post-colloquio, ossia quello che invii il giorno dopo aver sostenuto il colloquio di lavoro.

Chi non la manda è perché non ci ha pensato, o pensa di essere scortese o inopportuno. Questo è vero solo se mandi un’email sbagliata, ma con il giusto modello e qualche attenzione, farai un figurone ogni volta. Garantito.

Quindi, ecco i consigli per creare un’email follow-up al colloquio di lavoro eccezionale.

1 – Chiedi l’indirizzo email del datore

Alla fine di un colloquio di lavoro, ricordati sempre di chiedere a chi ti sta di fronte il suo indirizzo email.

Anche se con internet trovare l’email di qualcuno (su Google, sito dell’azienda o Linkedin) è sempre più facile, a volte un reclutatore non pubblicizza il proprio indirizzo di posta. Oppure mette solo quello generale del reparto in cui lavora, mentre tu vuoi quello personale. Una frase che funziona sempre è:

“Ha un biglietto da visita, o mi può lasciare il suo indirizzo email nel caso abbia la necessità di contattarla?”

Molti avranno la loro email sul biglietto da visita personale, gli altri te lo diranno e tu te la puoi scrivere (al colloquio di lavoro porta sempre carta e penna). Con questa formula poi otterrai spesso l’indirizzo primario, quello personale, e non quello dell’azienda. In questo modo, sarai sicuro che l’email verrà letta dalla persona giusta.

Se invece hai già l’indirizzo email, usa la frase seguente:

“Mi conferma che il suo indirizzo email è XXX, così la posso contattare nel caso ne avessi la necessità?”

In questo modo non solo fai capire di aver “fatto i compiti”, ma fai anche un’altra cosa molto importante: ottieni il permesso di inviare email. Così il tuo follow-up non sarà una sorpresa, ma il datore se lo aspetterà.

2 – Mantieni la comunicazione breve

Io sono uno che parla molto se l’argomento gli interessa (infatti per lavoro scrivo libri e corsi), ma le email sono fatte per essere brevi.

Te lo ripeto perché è importante: le email sono fatte per essere brevi.

Soprattutto se il destinatario è una persona che ha altre cose importanti da fare, come un datore di lavoro. Qui sotto ti darò un modello ed è molto stringato, potresti voler fare il figo triplicandone la lunghezza: non farlo. È così corto per un motivo.

Scrivere email lunghe è il modo migliore per farsi non solo ignorare dal datore, ma addirittura odiare. E se il datore ti odia, non ti assumerà (logico). Questa è la ragione per la quale molte email diventano indesiderate: sono troppo lunghe. E per entrare nel reame del “troppo lungo”, fidati che non ci vuole molto.

Quando ho finito di scrivere Obiettivo Lavoro, mi sono accorto che sfiorava le 600 pagine. Ho passato settimane a cercare di accorciarlo, ma c’erano semplicemente troppe informazioni troppo importanti per essere ridotto in maniera considerevole.

Così ho deciso di dividerlo in 4 libri principali, più 9 report bonus. La ragione? Perché nessuno, nemmeno l’uomo più motivato, leggerà mai 600 pagine di libro. Ma così divise, sono molto più leggere e scorrevoli.

3 – Personalizza il modello

Per quanto puoi basare la comunicazione sul modello qui sotto, dovresti comunque cercare di personalizzarlo. Le email “copia e incolla” puzzano di marcio, e si riconoscono facilmente. Dovresti sempre, sempre includere un riferimento al colloquio precedente quando mandi un’email al datore.

Non solo la personalizzazione crea una connessione emotiva, ma dà un’opportunità al datore di capire chi sei. C’è la buona possibilità che non si ricordi di te, quindi se menzioni una cosa particolare della quale avete parlato, è l’ideale. In particolare, dovresti sottolineare ancora i tuoi punti di forza più importanti emersi nel colloquio: non dimenticare che stai cercando di venderti. E se mentre torni a casa ti accorgi di aver sbagliato qualcosa, o aver dimenticato un punto saliente, qui puoi correggerti.

Ricorda però sempre la regola sopra: personalizzare non significa allungare.

4 – Segui questo modello

Ecco un modello utile che puoi seguire anche tu per l’email da inviare 24-48 ore dopo il colloquio di lavoro (basta che non sia di sabato o domenica, in quel caso aspetta lunedì).

Questo è un modello che ho usato nella realtà per un colloquio di lavoro di prova che ho sostenuto per testare la tecnica. Ho rimosso qualsiasi riferimento per privacy.

“Buongiorno dottoressa XXX,

Mi ha fatto molto piacere incontrarla e discutere di questa importante opportunità con lei. Apprezzo molto il tempo che mi ha dedicato, in un colloquio lungo ma per me estremamente interessante; mi ha fatto piacere sapere che condividiamo molte idee. A prescindere dalla vostra decisione, sento di aver imparato molto e gliene sono grato. Sarei felice di entrare in un’azienda innovativa che cerca di espandersi come [azienda].

Durante il colloquio sono emersi molti spunti interessanti e vorrei chiarire alcuni dubbi che potrebbero essere rimasti:

– Anche se al momento gestisco una piccola azienda, ho automatizzato tutti i processi al punto che non richiede più nessun tipo di intervento da parte mia. Sento che è giunto il momento di inserirmi in una realtà aziendale consolidata per far maturare le mie competenze.
– Penso che il successo a innovare sia strettamente legato a un investimento deciso nella sperimentazione di soluzioni alternative, tramite test controllati e raccolta di dati sui cui effettuare un’analisi certa. Penso anche che questo sia il sistema migliore per imparare velocemente ed efficacemente.
– Come ho menzionato brevemente nel colloquio, ho dimestichezza con l’infrastruttura informatica a tutti i livelli. Anche se non posso fare le veci di un programmatore, posso gestire senza problemi un cliente che vuole sapere i dettagli tecnici della vostra offerta software. Dall’altro lato sono in grado di semplificare i concetti complessi e, una volta capito il target di riferimento e il singolo cliente, spiegarlo in maniera opportuna con esempi pratici. Ho imparato questa abilità durante la mia attività da scrittore e copywriter, dove a volte mi sono trovato a dover spiegare concetti economici e psicologici complessi.

Se ha qualche domanda in sospeso, o ha bisogno di altre informazioni, può contattarmi a questo indirizzo email o al numero XXX-XXX e sarò più che lieto di rispondere. Resto in attesa di vostre notizie e, spero, di una data per il nostro prossimo incontro!

Grazie dell’attenzione,

Nome Cognome

[telefono]

[email]”

Come vedi questo è un modello molto specifico, che fa riferimento al colloquio sostenuto. Nota l’utilizzo di un elenco puntato (non andare mai sopra i 3 elementi per non essere pesante), che rende l’email più gradevole all’occhio.

Grazie al colloquio di lavoro ho potuto meglio capire i bisogni dell’azienda e del datore, quindi posso entrare più nel dettaglio in quello che posso offrire rispetto alla più generica (seppur personalizzata) lettera di presentazione. Attieniti a questo modello, e avrai più possibilità che il colloquio di lavoro si trasformi in offerta di contratto.

Tu hai mai usato questo stratagemma? Com’è andato? Fammelo sapere nei commenti.

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