Ieri mi è arrivata un’email uguale a centinaia di altre che ho ricevuto negli ultimi mesi. Il mittente mi chiedeva, disperato, cosa avrebbe dovuto fare per trovare lavoro anche se non aveva una laurea e solo un diploma di liceo scientifico con un voto discreto ma non eccellente.
Continuano ad arrivarmi altre domande simili, persone che si preoccupano non degli studi poco approfonditi ma di cose tipo:
- L’età (troppo giovane o troppo vecchio).
- I “buchi” lavorativi, ossia un lungo periodo passato senza lavorare.
- La mancanza di esperienza pratica e/o specifica.
- Il “vagabondaggio lavorativo”, ossia continuare a saltare da un lavoro all’altro senza soluzione di continuità.
- L’assenza di una specializzazione.
A te, che continui a sudare freddo su un particolare aspetto del tuo curriculum, ti dico: tranquillo, non c’è niente di male. Quando ti proponi per un lavoro, anche tutti gli altri candidati hanno le tue stesse preoccupazioni. Il curriculum perfetto non esiste. Ma puoi fare una piccola modifica che renderà la tua ricerca più veloce e fruttuosa.
La giusta mentalità è fondamentale
Ed è la cosa più difficile da insegnare.
Nessuno ha un curriculum perfetto, ma chi decide di concentrarsi sui suoi punti di forza invece che su quelli di debolezza, trova lavoro. La tua motivazione, la tua forza di volontà che ti fa credere in te stesso, è più importante di quanto credi. E adesso ti spiego il perché.

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Prova a pensare a questo: se tu non credi in te stesso e pensi di essere inadeguato per una data posizione, anche il datore penserà che sei inadeguato per il lavoro che cerca. Quindi non ti assumerà. I reclutatori non sono stupidi, ci mettono mezzo secondo per capire se la persona della quale stanno leggendo il curriculum è motivata o no. Il motivo sta nell’inconscio.
Quando scrivi un curriculum, se sei demotivato e hai paura che le tue lacune non ti rendano adatto al ruolo, inconsciamente ne compilerai uno che comunica questa emozione. Penserai: “Tanto non sono capace e non verrò assunto, quindi che mi impegno a fare?” Compilerai un curriculum velocemente e senza ispirazione, che non ha possibilità di attirare l’attenzione del datore.
Cose come:
- La scelta delle parole
- La lunghezza
- Il focus principale
- L’elevator pitch (se usi il mio modello sai di cosa parlo)
Sempre a livello inconscio, il datore avrà la sensazione che non sei una persona a cui dovrebbe concedere il colloquio. Risultato: non ti richiamerà.
A parità di altre condizioni, una persona che crede in sé e nelle sue capacità scriverà un curriculum più persuasivo, sceglierà delle parole più ottimiste e si focalizzerà più sui suoi pregi che sui difetti. Il datore se ne accorgerà, e lo richiamerà. In altre parole: se sei convinto che sarai richiamato, hai molte più possibilità di essere richiamato.
Nella PNL questo fenomeno si chiama “profezia auto-avverante”, e ne ho già parlato in questo articolo. Lo so che suona molto new age, ma ci sono decenni di studi scientifici che lo dimostrano. Io di curriculum ne ho letti molti e, anche se ho l’empatia di una pietra pomice, questa palese differenza salta subito all’occhio.
Te lo ripeto, avviene tutto a livello inconscio: tu non ti accorgi di niente, ma il datore baserà la sua decisione su questo dettaglio.
Per capire meglio, fai un esperimento. Prendi due poesie o testi: una triste (tipo molte di Ungaretti) e una felice (come queste). Se leggi la prima, ti sentirai un po’ più triste anche tu. Viceversa, con quella felice, ti sentirai più felice. Lo stato d’animo dell’autore influenza quello del lettore, e questo succede anche nel curriculum.
Come migliorare la tua mentalità e appetibilità per il datore
Anzitutto devi capire che le tue lacune nel curriculum sono meno importanti di quello che pensi.
Quando ci preoccupiamo, tendiamo a ingigantire i problemi. Diventano delle fobie. Quando la posta in gioco è così alta come quando cerchi un lavoro, perdi il focus su quello che è realmente importante e perdi tempo su dettagli insignificanti.
Uno di questi dettagli è, appunto, i presunti difetti del tuo curriculum. No, non è perfetto e non lo sarà mai. Nessun curriculum sarà mai perfetto e non ci puoi fare niente. Puoi migliorarlo, ma fino a un certo punto.
Piuttosto che stare su queste piccolezze, pensa a quello che puoi fare realmente adesso per essere più appetibile al datore. Quello che continuo a notare è che se ti presenti nel modo giusto, e fai leva sui tuoi punti di forza, al datore non importa se non sei perfetto. Se vai sicuro di te, il datore sarà influenzato a pensare che può fidarsi (è un sottile trucco psicologico).
Ricorda che il datore ti conosce per la prima volta dal tuo curriculum, e in seguito al colloquio di lavoro. Ti valuterà in base all’impressione che fai, e deciderà il tuo futuro in azienda. È tuo compito presentarti nel modo migliore possibile, “farti pubblicità” come si deve. Devi essere il venditore di te stesso.
Il modo più semplice per “vendere” te stesso in modo efficace e naturale è credere nelle tue capacità. Non c’è storia: se assumi una mentalità perdente, sarai un perdente. Se non credi in te stesso, nemmeno il datore crederà in te. Quindi se non l’hai già fatto, prendi un foglio e scrivi i tuoi punti di forza: quello che sai fare meglio di ogni altra cosa, quello in cui sai di essere un esperto, i risultati più eclatanti che hai ottenuto sia nella sfera privata che in quella personale. Vantati a più non posso.
Già solo fare questo esercizio ti farà sentire meglio, perché sposterà il tuo focus dai tuoi fallimenti ai tuoi successi. È una tecnica di PNL potente. Il tuo curriculum deve ruotare intorno a questo foglio, il “foglio dei successi”. Tutto quello che devi fare è impaginarlo bene, mettere i dati anagrafici, ed ecco la tua prima bozza di curriculum. Il tuo curriculum deve ruotare intorno ai tuoi punti di forza, a prescindere dal modello che usi.
Stampa questa frase e incorniciala, perché è una tecnica che non leggi da nessuna parte in giro: il tuo curriculum deve ruotare intorno ai tuoi punti di forza. Tutto il resto viene dopo.
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