Mi è appena stato fatto notare un sistema molto particolare per arrivare al colloquio di lavoro…
Come funziona: fai il test, che è come quegli indovinelli complessi che trovi sui libri da regalare ai paranti a natale, quando non hai altre idee. Il test ti chiede di risolvere una situazione logistica reale: devi pianificare gli orari di lavoro di un team tenendo conto di limitazioni legali, esigenze di produzione, obiettivi e preferenze dei singoli.
In alto alla pagina, c’è scritto: chiunque ottenga un’efficienza pari almeno all’85% di quella ottimale, avrà matematicamente un colloquio di lavoro garantito. Certo non è un’assunzione, ma un colloquio di lavoro non lo si butta via comunque.
In pratica, questo è l’equivalente di un curriculum vitae. Ma fatto molto meglio.

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In Italia non possiamo aspettarci nulla di così innovativo, almeno non nei prossimi decenni, e sono convinto che il processo di assunzione rimarrà lo stesso. Ma non è quello che ci interessa, piuttosto voglio farti capire una cosa…
La psicologia dell’assunzione: cosa cerca il datore in un curriculum
Il bello della psicologia umana è che non cambia. Cambia la cultura, cambia l’ambiente, ma la psicologia sempre quella rimane. E da questo sistema di assunzione, possiamo capire molto su quello che i datori veramente cercano in un curriculum vitae.
Quest’azienda ha creato un test interno, spendendo quindi soldi e tempo, per fare una singola cosa: scremare i candidati in basi alle loro competenze e abilità nello specifico compito che andranno a svolgere una volta inseriti nella catena di produzione. Stop.
Non c’è nessuna casella in cui devi inserire i tuoi studi, l’età (anche perché negli USA è illegale chiederla), o la tua esperienza lavorativa. Perché non conta. L’unica cosa che interessa al datore è sapere quanto tu sia bravo in questo momento, a prescindere dal tuo passato.
Lo stesso principio vale anche per i datori italiani. Verrai richiamato per il colloquio se fai capire che riuscirai a svolgere il lavoro meglio di qualsiasi altra persona che si è candidata. In Italia, la strategia che va per la maggiore è quella di chiedere la tua esperienza passata, ma non è l’unico modo. Se nel tuo curriculum riesci a dimostrare le tue competenze e la tua bravura, avrai un colloquio e un contratto. Anzi, non ti serve nemmeno un curriculum. Devi solo essere in grado di dimostrare la tua utilità.
L’unica cosa che conta in un curriculum
In Obiettivo Lavoro, parlo delle “domande di livello zero”. Ossia:
- In che modo questa persona mi farà guadagnare soldi?
- In che modo questa persona mi farà risparmiare soldi?
Sono le due domande inconsce che si pone il datore quando valuta una candidatura. Se ci pensi, è l’equivalente di chiedere quanto sei in grado di svolgere il lavoro che ti verrebbe assegnato nell’azienda. Non devi parlare della tua esperienza, non devi presentare un curriculum figo. Non necessariamente. Devi solo rispondere a queste domande.
Focalizzati su questo, e il resto verrà di conseguenza. 🙂
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