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Quando sei troppo vecchio per lavorare?

Aprile 24, 2021 by Stefano 8 commenti

Nel mercato del lavoro, un uomo di 50 anni può essere più giovane di uno di 30. Essere troppo vecchio per lavorare non sarà più un problema per te, una volta che applichi il consiglio qui sotto…

Ogni giorno mi arrivano email di persone che credono di essere troppo vecchie per lavorare. In questo articolo ti spiego cosa significa, cosa puoi farci e perché non dovrebbe essere in cima alla tua lista delle preoccupazioni.

Cosa significa essere troppo vecchio per lavorare?

Molti pensano che ci sia un’età, un numero oltre al quale sei considerato vecchio. Questo non è del tutto vero.

Da un punto di vista legale, ossia l’età pensionabile, c’è un limite che stabilisce l’età massima oltre alla quale non puoi lavorare. Quando ti avvicini  alla pensione, nessun datore vorrà investire su di te a lungo termine. Ma questo non significa che devi perdere le speranze, perché puoi ancora trovare un ottimo lavoro.

Ma oltre al limite legale, non esiste la vecchiaia lavorativa. Esistono professionisti in tutto il mondo che a 50 anni cambiano lavoro senza problemi e guadagnano bene.

Essere troppo vecchio per lavorare significa avere competenze sotto la media delle altre persone della tua fascia d’età nel tuo settore.

Cosa vuol dire?

Se sei un giovane di 20 anni, nessuno si aspetta che tu abbia anni di esperienza. Alcuni bandi di datori incompetenti sì, ma anche loro dovranno fare i conti con la realtà: o abbassano le pretese, o assumono qualcuno con più anni. In questa fase l’età è il tuo punto di forza, perché molte aziende cercano personale giovane (sotto i 25 anni). Se non hai altre competenze distintive da mettere sul curriculum, troverai solo lavoro poco qualificanti e mal pagati.

Ma va bene così: consideralo come un periodo di studio addizionale, solo che è sul lavoro invece che a scuola. Stai mettendo in piedi una serie di esperienze che ti aiuteranno nei lavori successivi. Dovresti continuare a cercare lavoro, anche quando sei assunto, per migliorare poco a poco la tua posizione.

Mano a mano che vai su d’età, la giovinezza non è più un tuo punto di forza. Dai 30 ai 45 anni sei nell’età “neutra”, quella in cui l’età non fa differenza. Dai 46 ricomincia a farsi sempre più sentire, e dai 50 in più sei considerato lavorativamente maturo.

Attenzione: ho detto maturo, non troppo vecchio per lavorare.

Quando arrivi ai 30 anni, non puoi più sperare di farti assumere solo in base all’età: non vieni più visto come giovane, e i datori non hanno sgravi fiscali per assumerti (dura fino a 29 anni). Quando arrivi a 30 anni devi già aver maturato le competenze necessarie per essere utile al datore. Devi essere un professionista che sa fare il suo lavoro, e lo sa fare bene. Le pretese di chi ti assume si alzano, perché sei stato sul mercato del lavoro per anni e dovresti essere più esperto. Hai un vantaggio e uno svantaggio:

  • Un vantaggio perché con più anni di lavoro, dovresti essere competente e ambire a un lavoro stabile con un buono stipendio.
  • Uno svantaggio perché, a parità di altri fattori, un datore assume spesso la persona più giovane.

Se non hai maturato competenze rilevanti, allora sarai troppo vecchio perché un neodiplomato con 10 anni meno di te sa fare la stessa cosa. Per non diventare troppo vecchio per lavorare, devi continuare a migliorare per offrire sempre di più al datore.

La storia continua a ripetersi fino alla pensione: più avanzi d’età e più devi essere esperto, perché il datore si aspetta sempre di più. Se rimani indietro, verrai scartato in favore di qualcuno più giovane.

Segui questo percorso e non sarai mai troppo vecchio per lavorare: continuerai ad acquisire esperienza ogni anno, e bilancerai l’età più avanzata con un bagaglio di competenze che quelli più giovani non si sognano nemmeno. Così non solo riuscirai sempre a trovare lavoro, ma il tuo stipendio continuerà ad aumentare.

Cosa faccio se sono già diventato vecchio?

Se sei ancora giovane, tieni sempre a mente questo percorso e non avrai mai problemi di età troppo avanzata fino alla pensione. Ma se sei arrivato tardi? Se sei rimasto indietro e a 40-50 anni non hai esperienza rilevante? Come fai a trovare lavoro?

L’unica risposta è: recupera il terreno perso. Scegli un settore lavorativo specifico, e diventa più esperto della media fra le persone della tua età. Inizia a studiare, leggere libri e applicare quello che hai imparato per conto tuo. Trova il modo di dimostrare al datore che tu puoi portargli più soldi rispetto a un giovane neolaureato. Alcuni esempi:

  • Fai una scuola di cucina e diventa un eccellente chef di cucina napoletana.
  • Iscriviti all’università anche se hai 40 anni, laureati in ingegneria con ottimi voti, e mettila insieme all’esperienza dei tuoi lavori passati sul curriculum (i datori apprezzano una persona che si laurea a 40 anni perché mostra determinazione).
  • Studia un linguaggio di programmazione e inizia a fare lavori da freelancer, da allegare poi al curriculum per il datore di lavoro.

I risultati non sono immediati: ci metterai un po’ a recuperare il divario, ma è l’unico modo di trovare un buon lavoro. Intestardirti e continuare la ricerca disperata di un lavoro qualsiasi con le competenze che hai adesso peggiorerà solo la situazione: non troverai granché, e ogni anno che passa i datori ti terranno sempre meno in considerazione.

Questo non significa che dovresti smettere di cercare lavoro! Prendi tutto quello che trovi, perché uno stipendio minimo è sempre meglio che nessuno stipendio.  Ma allo stesso tempo specializzati, reinvesti i soldi che guadagni nella formazione. Usa le sere e i fine settimana, se fai il tempo pieno. E quando sei esperto in qualcosa, cerca un altro lavoro.

Conclusione

Non sei mai troppo vecchio per lavorare. Al limite, non hai abbastanza competenze nella tua fascia d’età. Puoi rimediare specializzandoti in una professione e diventando un esperto.

Alcuni datori assumono solo giovani, perché hanno poche richieste e possono essere pagati meno. Quando sali di età, devi fare il salto di qualità e proporti a datori che cercano dipendenti qualificati: a loro non interessa pagare qualcosa in più, ma vogliono qualcuno con esperienza che sappia fare bene il lavoro. Sono questi i datori che dovresti cercare.

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Perché usare Europass è un suicidio lavorativo

Aprile 23, 2021 by Stefano 28 commenti

Se un datore vede un curriculum diverso da Europass, lo cestina immediatamente.

Troppe volte ho sentito questa frase, tanto che mi sono sentito in dovere di scrivere un articolo per metterti in guarda da uno degli errori più catastrofici che puoi fare quando compili un curriculum: usare Europass.

Purtroppo o per fortuna, è sempre più utilizzato secondo le statistiche.

Purtroppo, perché rovina le giornate dei datori in tutta Europa, per fortuna perché più gente lo usa, più possibilità hai di fare bella figura con un curriculum efficace.

A cosa serve un curriculum?

Molti giovani scrivono un curriculum perché “si fa così”, senza sapere la ragione che sta dietro a questo strumento. Ma prima di dirti perché usare Europass è un suicidio lavorativo, devi capire perché si usa un CV e a cosa serve.

Il curriculum viene scritto perché è il modo più veloce e pratico di mettere il tuo profilo sotto gli occhi del datore. È comodo sia per il candidato che per il reclutatore:

  • Per il candidato, perché può scrivere un solo documento standard e risparmiare tempo.
  • Per il datore, perché può farsi un’idea della persona in pochi secondi.

Il tratto saliente di un curriculum è quindi la velocità, la praticità. Mette in contatto due persone che non si conoscono e facilita la comunicazione. Deve convogliare le informazioni essenziali nel minor tempo e spazio possibile, perché il datore è sommerso da altre cose da fare.

Da qui deriva un corollario: in un curriculum non devono esserci informazioni inutili. Hai mai visto una televendita, di quelle che vanno avanti in eterno ripetendo sempre la solita spazzatura? O conosci qualcuno che quando parla continua a girare attorno al discorso, e fa mezz’ora di preambolo per un concetto che si può spiegare in trenta secondi?

Ecco, quella sensazione di fastidio è la stessa che prova un datore quando legge informazioni inutili in un curriculum troppo prolisso. E come vedremo, Europass è pieno di informazioni inutili.

Il curriculum serve a fare una buona impressione, sufficiente per indurre il datore a chiamarti e fissare un colloquio. Con il CV solo non si può essere assunti, sarebbe come comprare un’auto dopo aver visto la pubblicità in TV: prima il datore vuole conoscerti meglio.

Maggiori informazioni su cos’è un curriculum sono in questo articolo.

E ora, vediamo tutti gli aspetti critici di Europass.

I dati anagrafici

Questa è la sezione meno importante del curriculum, perché non aiuta il datore a capire se sei adatto alla posizione. Devi inserirli, ma non possono prendere troppo spazio.

Primo, c’è il logo.

Ora, io non sono un esperto di grafica e un bambino dell’asilo disegna meglio di me, ma sembra un attimo bruttino. Il curriculum è quel foglio che potrebbe cambiare la tua vita con il lavoro dei tuoi sogni, sicuro di volere l’omino giallo in alto a sinistra?

Europass usa una riga per ogni informazione: nome, via, addirittura nazionalità!

Se io mi chiamo Mario Rossi e cerco lavoro a Roma, perché dovrei dire che sono italiano? Non lo si evince dal contesto? È un’informazione inutile. Più di un terzo della prima pagina di Europass è dedicato a informazioni che possono essere messe in due righe.

E non solo: è il terzo superiore della pagina, quello più importante. Nella nostra cultura siamo abituati a leggere le pagine dall’alto in basso, quindi l’occhio del datore va inconsciamente a posarsi sul primo terzo del foglio: se trova informazioni inutili, sarà infastidito.

Design pessimo

Io non sono un gran maestro di design, per fortuna non serve molto ad azzeccare la grafica del curriculum: semplice, snella, essenziale. Eppure, i geniacci dell’Unione Europea sono riusciti a fare un casino anche qui.

Perché nella prima pagina dell’Europass, c’è un sacco di spazio bianco inutilizzato.

Quasi un terzo della pagina rimanente (abbiamo già detto che il primo terzo è inutile) è sprecato grazie al layout diviso in colonne, che andava di moda vent’anni fa. All’epoca era futuristico, adesso è ridicolo.

La doppia colonna complica inutilmente il design e lo rende più difficile da leggere, perché le informazioni non sono disposte a capitoli come chiunque si aspetterebbe. Un datore che deve leggere centinaia di curriculum al giorno è poco propenso a cercarsi le informazioni: con tutti i curriculum migliori che ha impilati sulla scrivania, preferisce scartare Europass.

Se dopo aver inviato questo modello non sei mai stato richiamato, adesso sai il perché.

Esperienze professionali dove?

Con così tanto spazio dedicato alle informazioni anagrafiche, mi aspetterei un’attenzione ancora maggiore al campo delle esperienze professionali. Dopotutto, secondo un sondaggio dell’Università della Florida è l’informazione che il datore guarda maggiormente quando decide chi richiamare.

E invece cosa ci troviamo?

Un trafiletto diviso in tre sezioni:

  1. Nome e indirizzo del datore.
  2. Principali attività o responsabilità.
  3. Tipo di attività o settore.

Eh? Cosa? Sono l’unico a chiedersi come compilare efficacemente questi campi? Secondo l’Europa, dovrei scrivere:

Mario Rossi presso Mariorossi SPA, responsabile del personale, gestione delle risorse umane.

Un’esperienza lavorativa scritta bene comprende:

  1. Nome e indirizzo del datore (questo è obbligatorio).
  2. Gli obiettivi concreti che hai raggiunto nel tuo lavoro.
  3. Le competenze che hai sviluppato.
  4. Le responsabilità che ti sono state affidate.

Inserisci questi quattro punti, e avrai già un’esperienza più completa e persuasiva di quella dell’Europass. Guarda come suona meglio così:

Ho gestito un team di 15 persone presso Mariorossi SPA per 3 anni, durante i quali ho vinto appalti da 500.000 a un milione di euro riducendo al contempo i costi aziendali del 15%.

Tu quale dei due assumeresti?

Competenze linguistiche…

Ti ricordi l’obiettivo principale di un curriculum? Essere semplice, snello e compatto? Qui si scade nel ridicolo.

Europass vorrebbe farti compilare il framework europeo per le competenze linguistiche, che è lungo da compilare e ancora più lungo da leggere. A nessun datore interessa se il tuo scritto è B2 ma il tuo orale solo B1, vuole solo sapere se sai una lingua e che esperienza hai nell’usarla.

Ti basta mezza riga per scrivere: conosco bene l’inglese e ho studiato a Londra per 6 mesi. Risparmi tempo (sia il tuo che quello del datore) e spazio. L’autovalutazione del framework europeo lascia il tempo che trova.

E la lingua madre che senso ha? Mario Rossi, nato e vissuto a Roma, non credo sia di madre lingua tedesca. Se sai altre lingue, puoi specificarlo in una riga nel capitolo “altre competenze”.

… E tutto quello che viene dopo

Ossia:

  • Competenze comunicative.
  • Competenze organizzative e gestionali.
  • Competenze professionali.

E in questi campi cosa dovrei metterci? So di non essere l’unico ad essermi posto questa domanda. Cosa vuol dire competenze comunicative? E le  competenze professionali in cosa sono diverse dalle esperienze che ho elencato più sopra?

Questi campi fanno capire che l’Europass è stato concepito da persone che non hanno idea di come funzioni il mondo del lavoro (o di come funzioni il mondo). Il povero candidato, soprattutto giovane, quando viene messo di fronte a questi campi non può fare altro che inventarsi frasi fatte che al massimo strapperanno un sorriso di pena al datore. Non esattamente la migliore prima impressione che puoi fare. Ma tranquillo, non sei l’unico: nessuno può scrivere bene queste parti.

I campi successivi non sono meglio:

  • Competenze informatiche.
  • Altre competenze.
  • Patente di guida.

Se le competenze informatiche sono importanti per il lavoro che vuoi fare, allora devono essere in primo piano. Se non servono, allora possono rientrare nelle altre competenze in una riga al massimo. Metterle qui non ha senso.

Le altre  competenze sono… Cosa? Non l’ho ancora capito. Ancora peggio, questo campo viene spesso preso come un invito a raccontare cose inutili: hobby, sport, situazione sentimentale eccetera.

E la patente di guida, stessa cosa delle competenze informatiche: se non è richiesta una patente speciale per quel lavoro, a cosa potrà mai servire saperlo?

Queste sono sei sezioni del curriculum inutili, che trascinano il modello nel ridicolo. A dover compilare questi campi nel rigoroso rispetto del modello Europass, anche Bill Gates sembrerebbe un pagliaccio.

Non si può modificare

Come si può pretendere che un modello standard uguale per tutti risponda alle esigenze individuali di ognuno?

Come si può pretendere che il curriculum di un professionista con 20 anni di esperienza sia lo stesso di un giovane diplomato?

Secondo l’Europa, non c’è differenza. Quindi non solo il modello è uguale per tutti, ma è anche una pena da modificare. Sia per te che lo fai, che per il datore: alcuni vogliono modificare il CV originale inviato via email per evidenziare le parti di maggiore interesse, ma con Europass è una penitenza.

Allora perché la gente usa Europass?

La domanda spontanea che viene da fare è: ma allora, perché la gente usa Europass?

Anzitutto non è vero, Europass non è così diffuso. Gli unici Paesi dove è comune sono Spagna, Portogallo, Grecia e Italia. In Francia, a mala pena lo si conosce. In tutti i Paesi dell’Europa orientale e del nord, non viene usato mai e anzi sconsigliato da tutti i professionisti.

Anche in Italia, non tutti lo usano. È diffuso per molti primi lavori di basso livello, ricercati da giovani senza esperienza. Ma se vai a guardare i curriculum dei professionisti con esperienza, o dei dirigenti, nessuno usa Europass. La ragione è che quelli che hanno già esperienza nel mondo del lavoro sanno cosa cerca un reclutatore, e sanno che Europass viene visto male.

In altre parole: il tuo capo, se cercasse lavoro, non userebbe Europass. E non dovresti usarlo nemmeno tu.

I giovani lo usano perché è una soluzione semplice e pronta, ma esistono dei modelli migliori disponibili gratis su internet.

E perché i datori lo richiedono?

Negli ultimi anni, mi sono arrivate notizie di datori che richiedono obbligatoriamente Europass.

Raccapricciante, ma perché?

La risposta è che non è detto che il reclutatore sia capace. Chi ti assume potrebbe essere incompetente: hai mai avuto un superiore stupido che non è capace di fare il suo lavoro? È quel tipo di datore che richiede Europass.

Consiglio sempre di tenere pronto questo modello, nello sciagurato caso in cui il datore lo voglia espressamente. In tutti gli altri casi, è improbabile che sia felice di riceverlo.

Questo è anche un indicatore per valutare la serietà del datore. Io mi tengo alla larga da chi chiede Europass, perché è un forte indicatore di un pessimo capo. Se trovi lavoro presso un’azienda che ha  voluto il formato europeo, puoi iniziare una nuova ricerca: il lavoro che hai appena ottenuto non ha l’aria di essere dei migliori.

Conclusione

In conclusione, dovresti evitare Europass come la peste.

È un formato concepito male, e sviluppato peggio. Va contro qualsiasi principio di usabilità e mette sotto una pessima luce le tue competenze. La maggior parte dei datori sono infastiditi dal modello europeo e difficilmente farai un’impressione abbastanza buona per avanzare alla prossima fase: il colloquio di lavoro.

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Cos’è VERAMENTE un curriculum vitae?

Aprile 22, 2021 by Stefano 4 commenti

Non partirò dalla classica definizione di Curriculum Vitae. Non ci interessa, sapere cos’è non ti aiuterà a trovare un lavoro.

Quello che invece ci interessa è definire il curriculum in base alla sua funzione, ossia il ruolo che riveste un curriculum nel processo di assunzione. Questo può sembrarti un concetto banale, ma ti sfido a provare: secondo te, qual è il ruolo di un CV?

Il 99% delle persone dicono: serve a farti trovare un lavoro, ovvio.

Sbagliato. Un curriculum non serve a farti trovare un lavoro, se lo scrivi con questo obiettivo non riceverai nemmeno una risposta. Invece prova con questa definizione:

Un Curriculum Vitae serve a farti ottenere un colloquio.

È nel colloquio orale che giochi le tue carte migliori, è quando sei faccia a faccia con il datore che devi convincerlo ad assumerti.

Ti faccio due esempi per chiarirti il concetto:

  1. Quando vedi una pubblicità in TV, non ti spiega mai in dettaglio cosa fa il prodotto. Ti dà in pochi secondi una serie di benefici e ti invoglia a scoprire di più.
  2. Un datore spende in media dai 30 ai 45 secondi a leggere un curriculum, spesso nel suo tempo libero. Meno scrivi, meglio è.

Pensa al tuo CV come alla pubblicità in televisione: non devi convincere lo spettatore a comprare, ma renderlo abbastanza curioso da ricordare il prodotto e informarsi di più, magari provarlo. Allo stesso modo, il tuo CV deve essere interessante e immediato, dare al datore una ragione per richiamarti. Questa ragione è il beneficio.

Guarda le pubblicità di automobili in TV: sei pronto ad acquistare una nuova macchina dopo 30 secondi di spot? No, quei 30 secondi ti rendono curioso e ti stimolano a scoprire di più. Se hai bisogno di un’auto andrai dal rivenditore, chiederai dettagli sull’auto, gli extra, i consumi, esplorerai le alternative. Se tutta questa serie di fattori ti convincono, comprerai.

Senza quella pubblicità nemmeno sapresti dell’esistenza dell’auto, quindi non cercheresti informazione e non la potresti comprare. Se la pubblicità è fatta male, te la dimenticherai ed estenderai le qualità negative anche all’auto: questa pubblicità è fatta da schifo, quindi anche l’auto deve fare schifo.

Il tuo curriculum è quella pubblicità di trenta secondi: non puoi vendere la tua esperienza e le tue qualità in una pagina o due, il massimo a cui puoi ambire è creare curiosità.

Il tuo vantaggio rispetto alla pubblicità è che mentre uno spot in TV deve andare a interessare milioni di persone diverse, il CV lo invii a una persona. Questo è il tuo più grande vantaggio: puoi personalizzare il curriculum a seconda della persona a cui lo mandi.

In altre parole, puoi creare un curriculum diverso per ogni posizione lavorativa che ricerchi. Anche senza arrivare a questo estremo, il minimo che puoi fare è creare un CV diverso per ogni posizione lavorativa (ad esempio cameriere, commercialista, guida turistica).

Gli esperti di marketing pagano milioni di euro per la possibilità di segmentare l’offerta, tu puoi farlo gratuitamente: ti serve solo un po’ di tempo per creare CV diversi.

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