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Stefano

I 4 peggiori errori che puoi fare in un curriculum

Aprile 29, 2021 by Stefano 15 commenti

Molti pensano che, per essere assunti, debbano compilare un curriculum straordinario e fare qualche gabola particolare. In realtà, quando hai un modello buono e lo compili bene con le cose fondamentali, il 90% del lavoro sta nell’evitare errori. Ho visto centinaia di curriculum negli ultimi anni, e nella mia esperienza, ci sono 4 errori ricorrenti che vengono fatti dalla maggior parte dei candidati. Per fortuna sono facili da correggere, ed evitarli ti darà un grosso vantaggio sulla concorrenza.

Nota: da questa lista escludo usare Europass, ossia l’errore più grande che c’è, perché gli ho già dedicato un articolo apposta. Oltre a questo, ecco i 4 errori sul curriculum che devi evitare ad ogni costo.

1 – Inserire una foto

La maggior parte dei curriculum che leggo includono una foto, spesso fatta male o usando la fototessera scattata per la patente.

Anche quelle rare volte che mi capita da esaminare un curriculum che contiene una foto ben fatta, io dico di toglierla in ogni caso. La ragione è che un datore serio e professionale non ti richiama per la “bella presenza”, ma per le tue competenze. Se sei potenzialmente adatto alla posizione e il reclutatore si interessa al tuo curriculum, verrai richiamato. Se non desti alcun interesse non sentirai risposta, a prescindere dalla tua foto.

D’altra parte, un datore interessato a te potrebbe decidere di scartarti dal processo di assunzione, anche se sei un profilo interessante, perché si fa dei pregiudizi su di te in base alla foto che alleghi. E a meno che non sia stata fatta da un fotografo professionista, di sicuro non mostra il lato migliore di te. In altre parole, la foto può farti scartare ma non può mai farti assumere. Qui il principio guida è: non dare al datore un motivo per scartarti. È un principio che dovresti tenere a mente sempre, anche durante il colloquio.

2 – Il curriculum è troppo generico

Questo è un errore che vedo virtualmente in ogni curriculum, tranne in quelli delle persone che hanno fatto consulenza con me ovviamente. 😉 Anche molti CV compilati dalle agenzie fanno questo grave errore, perché parte da un presupposto sbagliato: più curriculum invio, e più possibilità ho di trovare lavoro.

Presupposto che, per quanto sia difficile da comprendere, non ha senso di esistere. Meno curriculum invii, e più possibilità hai di trovare lavoro.

Esatto e no, non ho sbagliato a scrivere. Il tuo obiettivo dovrebbe essere di inviare meno curriculum possibile (idealmente solo uno).

Nessuno legge più il curriculum generico. Un curriculum specifico prevale sempre sul curriculum generico che anche tu probabilmente continui a inviare, senza sapere che non verrà valutato.

Questo è perché nessun datore cerca il lavoratore generico, non esiste il capo che dice “ok, per riempire questa posizione, voglio un tizio qualsiasi”.

Tutti i datori, dal primo all’ultimo (te lo garantisco) vogliono un dipendente specifico per l’esatto ruolo che devono riempire. Si adattano a prendere qualcuno di generico solo se non trovano di meglio, ed è lì (e solo lì) che i CV generici hanno una seppur minima possibilità di essere presi in considerazione.

Ancora prima di compilare un curriculum, il tuo obiettivo principale deve essere di definire con più precisione possibile che tipo di lavoro vuoi, e le necessità esatte del datore. Ti faccio un esempio pratico.

Se sei un economista, non fare un curriculum generico cercando da farti assumere da chi cerca un economista generico. Nessuno cerca un economista generico. Invece specifica che sei un economista specializzato in marketing nel settore delle telecomunicazioni B2C nel nord-est Italia, poi vai a proporti solo a quelle aziende che cercano questo profilo.

Sei bravo anche nel settore dei macchinari industriali? Perfetto! Fai un altro curriculum per quella specializzazione, e spediscilo a quei datori interessati.

3 – Scrivi le competenze invece che i risultati

Questo è un classico nel 99% dei curriculum che leggo, perché scrivere le competenze è molto più facile che scrivere i risultati. Se fai un curriculum velocemente, i risultati nemmeno li menzioni. Invece sono la parte più importante.

Ragazzi, per scrivere un bel curriculum ci vogliono giorni, a volte settimane, non puoi pretendere di fare un buon lavoro in tre ore. 😉

Nella parte “esperienza lavorativa” leggo sempre le solite cose: gestione del magazzino, sviluppo piano marketing social media, informatizzazione del database aziendale… Sono i compiti che hai svolto, i ruoli che hai ricoperto. Scrivendo una cosa del genere, darai l’impressione di essere giusto un altro che sa fare X e Y, senza nulla di particolare. Nel mercato del lavoro, essere “niente di particolare” significa essere disoccupato.

Invece no! Tu devi essere eccezionale!

E lo dimostri scrivendo i risultati che hai ottenuto, non i compiti svolti o le competenze acquisite. Ecco tre esempi di come puoi mettere il turbo alle tre competenze nell’esempio fatto sopra:

  • Ho gestito il magazzino riducendo i costi di smistamento della merce del 15% con un risparmio netto mensile di 700 euro.
  • Ho sviluppato un piano di marketing che ha portato 4000 nuovi fan sulla pagina di Facebook nei primi 30 giorni.
  • Ho informatizzato il database aziendale, permettendo al reparto logistica aziendale di risparmiare 1200 euro al mese.

Noti il filo conduttore in tutti questi esempi? Ho parlato di risultati concreti, citando sempre i numeri esatti. Più sei preciso con i numeri, meglio è: scrivere 4000 nuovi fan in 30 giorni è bello, scrivere 4032 è ancora meglio.

Scrivendo i risultati assolvi a uno dei comandamenti del marketing: “non dirlo, dimostralo”. Tutti sono capaci a dire di avere competenze nella gestione del magazzino, dimostrarlo con i numeri è tutta un’altra cosa.

Qui la domanda comune è: e se non ho risultati da mostrare? Allora per i prossimi 6 mesi, il tuo Credo deve essere di ottenere questi risultati. Puoi farlo quando sei assunto, ma è molto più semplice e veloce farlo da solo: se sei esperto nel marketing su Facebook, apri una pagina Facebook e falla arrivare a 10.000 fan. Poi mettilo sul curriculum. Fatto.

Per alcune competenze è molto facile dimostrare la tua bravura, per altre meno. In genere, se non sei in grado di dimostrarlo da solo, significa che dovresti puntare su un’altra competenza. Ha anche un senso logico: come fai a sapere che sei un esperto nella gestione del magazzino, se non hai nessun risultato che lo dimostri né puoi ottenerlo?

4 – Curriculum troppo pieno e/o lungo

Non mi stancherò mai di ripeterlo: il curriculum deve essere di 1 pagina se sei giovane, 2 pagine se sei un esperto con molte competenze. I curriculum a 3 pagine sono più unici che rari e possono essere considerati solo per profili estremamente specifici.

Alcuni, per rispettare questo limite, buttano quante più informazioni possibili sull’unico foglio, rendendolo illeggibile. Se hai scaricato il mio modello, di sicuro all’inizio ti sei sorpreso per quanto poco tu debba scrivere: sono due frasi in croce. Ma se hai usato il mio modello, sono sicuro che ti sei ancora più sorpreso da quanti datori ti hanno richiamato. Lo sai il perché?

Il datore non vuole leggere la tua vita, morte e miracoli. Vuole solo sapere se potresti essere in grado di fare il lavoro, vuole sapere quanto basta per richiamarti. Se si trova di fronte a un malloppo immenso, ci sono buone possibilità che lo butti nel cestino senza nemmeno guardarlo (soprattutto se ha decine di candidature sul tavolo). 10 anni fa il curriculum lungo poteva funzionare, adesso non ha più senso di esistere.

Ti lascio con un adagio che viene dal marketing, adattato alla ricerca del lavoro: un curriculum non è perfetto quando non c’è altro da aggiungere, ma quando non c’è altro da togliere.

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Come sfruttare al meglio uno stage

Aprile 28, 2021 by Stefano 3 commenti

Sei un giovane in età da stage, o pensi di farne in futuro? Questo articolo ti spiega come trasformare questa opportunità in lavoro a tempo pieno. Incredibilmente però, non ti dirò che lavorare sodo è il miglior modo per essere assunto. Anzi, a volte è proprio controproducente…

Lo stage è ormai, pare, la forma prediletta dalle aziende per assumere dipendenti giovani a basso prezzo. A volte è una decisione legittima, con stagisti ben pagati e in seguito assunti, altre è un sistema scorretto per risparmiare sui costi del personale.

Non è mio compito andare a indagare su quanto sia giusto lo stage, sta di fatto che è una realtà concreta per molti giovani. Per questo è fondamentale imparare a sfruttarlo al meglio, andando oltre quello che fa la maggior parte delle persone. Ecco i 6 passi che devi fare se vuoi trasformare lo stage in un’opportunità non solo per trovare lavoro, ma anche per fare carriera.

Qui divido i 6 passi in una sequenza logica per spiegarti meglio i concetti, ma ricorda che per buona parte dello stage dovrai farli anche tutti insieme.

1 – Identifica le persone chiave

Appena arrivato in azienda, passa i primi giorni a identificare le persone che detengono più potere nel tuo reparto. Sicuramente i tuoi superiori sono un punto di partenza, ma la gerarchia non è l’unica cosa da valutare.

Sono tre, in genere, gli aspetti che dovresti considerare per valutare l’influenza di una persona nell’azienda:

  1. Quante persone conosce all’esterno dell’azienda, ossia la sua rete di conoscenze (ti spiegherò fra poco perché è fondamentale).
  2. Quanti colleghi ascoltano e rispettano le sue opinioni, quindi il suo carisma.
  3. Per quanto fatturato è responsabile, ossia il volume di affari che transita sotto di lui. Naturalmente i dirigenti spiccano in questa terza categoria, ma noterai che alcuni dipendenti sono più importanti di altri.

Metti insieme questi tre parametri, e avrai una lista di persone importanti nell’azienda. Conosci e fatti conoscere da queste persone, sfrutta i momenti liberi come le pause caffè per migliorare i tuoi rapporti. Se ti trovi veramente in sintonia, prendete un aperitivo insieme.

In altre parole, cerca di fare amicizia con le personalità chiave dell’azienda.

2 – Seleziona le persone che vogliono aiutarti

Una volta che hai conosciuto tutte queste persone, scoprirai che alcune sono più propense di altre ad aiutarti. Di solito chi raggiunge un livello mediamente elevato in azienda è disposto a fare favori perché sa che ne riceverà altrettanti (ricordatelo sempre e fallo anche tu), ma non è sempre così. Troverai anche colleghi antipatici che non vogliono avere niente a che fare con te. Capita, amen.

Scarta le persone che non sembrano disposte a darti una mano, e invece intensifica i tuoi rapporti con quelli che ti paiono più disponibili. A questo punto dovrebbe essere passato almeno un mese dall’inizio del tuo stage, e hai capito come muoverti sul lavoro. Inizi a conoscere le procedure, e potresti dover tornare sul punto 1 (identificare le persone chiave) per includere colleghi che all’inizio non avevi notato.

Questo processo di identificazione e selezione delle figure più importanti per il tuo futuro andrà avanti per tutta la durata dello stage: continuerai a conoscere gente nuova, valuta la loro importanza e disponibilità ad aiutarti in futuro anche mentre stai facendo i passi successivi.

3 – Aiuta chi ti può aiutare

Prima di ricevere, devi dare. C’è chi la chiama legge d’attrazione o volontà universale, io lo chiamo networking ed è di gran lunga l’arma più potente nel tuo arsenale per trovare lavoro.

Anche se hai selezionato le persone più aperte e disponibili, chiedere loro dei favori potrebbe essere troppo presto. Se hai fatto amicizia  con qualcuno puoi passare al passo successivo, ma con i colleghi con cui non esci al bar dovrai fare più lavoro preliminare.

Mentre parli con queste persone, identifica le loro esigenze. Chiediti di cosa hanno bisogno, quali sono i loro problemi. Poi fai di tutto per aiutarli a risolverli, senza chiedere nulla in cambio (per il momento). Il principio della reciprocità è una leva psicologica molto forte: se fai un favore a qualcuno, farà di tutto per sdebitarsi facendoti un favore anche più grosso, tipo farti assumere.

Non pensare di dover fare i salti mortali per distinguerti. Anche un piccolo favore sincero, se fatto con l’intento vero (non fittizio) di aiutare qualcuno, verrà notato.

Alcune persone mancano della morale e se ne approfittano di te, ma nel punto 2 ti ho fatto selezionare solo chi è genuinamente interessato a darti una mano. In questo modo, sai che i favori che fai ti porteranno da qualche parte.

4 – Valorizza le tue competenze

A questo punto, saranno passati un paio di mesi dall’inizio dello stage. Inizi a fare esperienza e ad acquisire le competenze necessarie per lavorare bene. Non solo, ma hai anche imparato quali sono le competenze più valorizzate nel tuo settore.

A questo punto sei nella posizione ideale per cambiare marcia e mettere in moto il tuo piano per trovare lavoro. A questo punto conosci le figure chiave in azienda, sai chi ti può aiutare e sai che sono disposti a darti una mano, perché hai già fatto loro dei favori. Ora devi mettere queste persone nelle condizioni di aiutarti.

Dove per “aiutarti”, intendo farti trovare un lavoro. A meno che non speri nella squallida raccomandazione, e allora dovresti smettere di leggere questo articolo, non puoi chiedere a qualcuno di farti trovare un lavoro se non dimostri di essere bravo a fare qualcosa. Valorizzare le tue competenze significa far capire agli altri che meriti di essere assunto.

Naturalmente, il prerequisito necessario è di avere competenze. Per questo dovresti passare il tuo tempo prima, durante e dopo lo stage ad acquisire competenze che ti aiuteranno nel mondo del lavoro. Se non ne hai, difficilmente troverai una buona occupazione stabile.

5 – Trova opportunità esterne

Molti pensano che il modo migliore per essere assunto dopo lo stage è cercare di farsi assumere per la stessa azienda, ma non è per forza così. A volte, le opportunità migliori vengono da fuori. Dovresti chiedere ai tuoi nuovi amici se hanno influenza per farti assumere, ma puoi fare qualcosa di ancora migliore.

Se hai fatto un buon lavoro fino a questo punto, puoi iniziare a far circolare il tuo nome nel mercato del lavoro generale. Attraverso le persone con cui hai stretto buoni rapporti e hai già aiutato, chiedi se ci sono lavori disponibili in giro. Questa è la fase più importante, dove concretizzi il lavoro che hai fatto nei mesi precedenti.

Per sdebitarsi, le persone che hai aiutato ti consiglieranno opportunità di lavoro che hanno sentito in giro. Magari qualcuno ha un cugino che assume, o l’ex datore che sta cercando un rimpiazzo. Addirittura, qualcuno potrebbe volersene andare (o essere promosso) e cederebbe a te la sua posizione attuale.

Il mondo brulica di opportunità nascoste, delle quali verrai a conoscenza solo se fai amicizia con le persone giuste.

Sfruttando le tue conoscenze, puoi ottenere un colloquio di lavoro saltando a piè pari l’invio di un curriculum: il tuo collega (che conosci) farà una telefonata  in cui parla bene di te, e sei già al colloquio. Anzi, a  volte verrai assunto direttamente se fai una buona impressione con il nuovo datore. A quel punto, puoi licenziarti dallo stage e iniziare a lavorare davvero.

Qui non aver paura di chiedere ai tuoi colleghi più disponibili se conoscono opportunità per te: tu li hai già aiutati, e loro saranno felici di ricambiare il favore. Non stai cercando la bieca raccomandazione, perché hai avuto la premura di sviluppare una competenza utile e sei oggettivamente bravo in quello che fai.

6 – Chiedi una lettera di referenza

Se lo stage si conclude senza che tu sia riuscito a trovare un’altra opportunità, vai dal tuo diretto superiore e chiedi una lettera di referenza. Fissa un appuntamento formale se necessario, e vai di persona: non telefonare e non mandare email, così che il datore non potrà scappare dalla responsabilità.

Quando vai nel suo ufficio, porta con te un modello di lettera di referenza già compilato in maniera professionale (se possibile in carta intestata) che il datore deve solo firmare. Scrivi cose veritiere: che lavoro hai fatto, per quanto tempo, i risultati che hai ottenuto e le competenze che hai acquisito e usato sul lavoro.

Alcuni datori vorranno scrivere la loro lettera, altri saranno felici di quella compilata da te e si limiteranno a firmarla. Se il superiore tergiversa e ti manda via senza una risposta chiara, insisti: la lettera di referenza è un tuo diritto. Ormai conosci il tuo capo da diversi mesi, e sai la strategia giusta per approcciarlo.

7 – Mantieni buoni rapporti

Quando lo stage è finito, non c’è motivo di buttare via tutto l’ottimo lavoro che hai fatto fino ad ora. Prendi i colleghi più disponibili e volenterosi, quelli con cui hai instaurato un buon rapporto, e chiedi di restare in contatto. Offriti, prima di tutto, di aiutarli qualora ne avessero bisogno. Questo è molto importante, perché pone le basi per un rapporto di cooperazione reciproca prolungato nel tempo.

Poi chiedi se puoi inviargli, ogni qualche mese, il tuo curriculum aggiornato così che possano consigliarti per posizioni aperte delle quali hanno sentito parlare. Se nei mesi precedenti hai fatto un buon lavoro, ti diranno tutti di sì.

Contatta queste persone almeno una volta ogni 3 mesi con il tuo curriculum aggiornato, un pretesto per ricordargli chi sei. Se poi è nato un rapporto di simpatia e vi fa piacere tenervi in contatto più spesso, tanto meglio.

Con questo sistema, con solo due o tre stage brevi avrai creato una fitta rete di persone disposte ad aiutarti e che ti contatteranno appena troveranno un lavoro adatto a te.

Perché lavorare sodo può essere controproducente?

Do per scontato che, durante lo stage, farai quello che ti è stato chiesto e anche qualcosa in più. Se batti la fiacca e stai tutto il giorno davanti alla macchinetta del caffè a parlare con chi ti capita di fronte, in pochi saranno disposti a mettere in gioco la loro reputazione per aiutarti: ricordati che quando un collega mette una buona parola per te, se tu fai brutta figura farà brutta figura anche lui.

Ma il tuo obiettivo dev’essere di far capire alle persone chiave, colleghi e superiori, che sei una persona seria, affidabile e motivata. Troverai alcuni datori che vogliono sfruttarti, e ti faranno lavorare ben oltre il dovuto. In molti acconsentono senza dire niente, nell’inutile speranza di fare bella figura e venire assunti.

In realtà lavorare sodo è utile solo nella misura in cui viene notato da chi può aiutarti. Se hai già capito che il superiore diretto non ti aiuterà, è inutile continuare a cercare di impressionarlo. Piuttosto impressiona i colleghi che hai visto essere disposti ad aiutarti. Creare relazioni è più importante che ammazzarsi di lavoro.

Conclusione

In questo articolo ti ho spiegato come fare uno stage utile per la tua carriera. Andare “solo” a lavorare è un’opportunità sprecata, perché la tua occasione migliore è rappresentata dai colleghi che possono e vogliono aiutarti.

Quindi individua le personalità principali, seleziona i più altruisti, aiutali e chiedi di essere aiutato. Se lo fai con costanza entrerai nel mercato nel lavoro nascosto, ossia tutte quelle posizioni che non vengono pubblicizzate tramite i canali tradizionali: circa la metà dei lavori in Italia vengono trovati con questo sistema, non con bandi e curriculum, ma tramite qualcuno che mette una buona parola.

Ed è di gran lunga il sistema più efficace e meno stressante di trovare lavoro.

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La tecnica dell’uncino, il pilastro base di ogni buon curriculum

Aprile 27, 2021 by Stefano Lascia un commento

Nel marketing, un “hook”, o uncino in italiano, è quel singolo elemento che cattura l’attenzione di un potenziale cliente. Alcuni esempi:

  • Un nuovo stereo Sony ti promette dei bassi da paura.
  • Una vacanza a Tenerife ti attira con foto di spiagge incontaminate e 25 gradi a marzo.
  • “50 sfumature di grigio” è una specie di libro porno distribuito nelle librerie.

Qualsiasi prodotto che viene venduto su questo pianeta ha un hook che funziona, ossia sa attirare l’attenzione di qualcuno prima dell’acquisto. E lo sai perché non esistono prodotti senza hook? Perché le aziende che li creano vanno in bancarotta nel giro di settimane.

Nelle grandi multinazionali, c’è un team di persone il cui unico lavoro è quello di trovare un hook eccezionale per il prossimo prodotto. Ci sono indagini di mercato, blind test, focus group e altri paroloni inglesi. Questo per farti capire quanto sia importante.

Anche tu, nel tuo piccolo, devi creare un hook all’interno del curriculum. Ossia, trovare una ragione che invogli il datore a continuare a leggere e chiamarti per un colloquio.

L’hook deve essere visibile fin dai primi secondi: se un datore non capisce chi sei e cosa fai in 5 secondi, il tuo hook deve essere migliorato o messo più in evidenza.

Un errore che fanno in molti è quello di credere che l’hook debba elencare in dettaglio tutti i tuoi punti di forza: no, quello lo farai al colloquio di lavoro, ma prima al colloquio devi arrivarci. Il compito dell’hook è quello di creare curiosità nel datore, fargli capire che sei una persona interessante.

Un datore ti richiama perché è curioso, non perché vuole già assumerti.

Parti da quelle che in Obiettivo Lavoro definisco domande di livello zero, ossia:

  • In che modo puoi farmi guadagnare soldi?
  • In che modo puoi farmi risparmiare soldi?

Risponditi a questa domanda: in che modo puoi aiutare il datore a guadagnare e risparmiare soldi? Tutto il tuo curriculum, anzi tutta la tua ricerca del lavoro, deve partire da questo concetto. Se nemmeno tu sai risponderti, allora come pretendi che un datore ti dia uno stipendio?

Una volta che conosci la risposta, costruiscici attorno il curriculum e l’hook in particolare. Fagli capire che puoi aiutarlo a guadagnare o risparmiare soldi, ma senza sbottonarti troppo. Ad esempio, ecco un hook che ho usato con successo io: “negli ultimi 6 mesi ho creato una campagna pubblicitaria con un ROI del 728% che ha aumentato il fatturato della mia azienda del 243% negli ultimi 12 mesi.”

Non avere paura, sii spavaldo. Un hook deve essere d’impatto, scuotere il datore. Te lo ripeto:

Un hook deve essere d’impatto, far sgranare gli occhi a chi lo legge.

Se non conosci l’economia, un ROI del 728% è fantascienza. Un numero del genere attira sicuramente l’attenzione, perché il datore vuole sapere come ho fatto.

Ed è qui il segreto: l’hook deve creare curiosità nel datore, deve spingerlo a leggere tutto il curriculum e chiamarti per un colloquio. Se non crei curiosità, non verrai richiamato.

Anzi, l’intero curriculum serve a creare curiosità. È una tecnica psicologica molto potente, usata nel marketing da secoli: l’essere umano è curioso, e quando il cervello si pone una domanda, inconsciamente ne cerca la risposta. Se tu con il tuo curriculum riesci a creare curiosità e fai fare al datore delle domande, cercherà risposta richiamandoti.

Ed è così che ottieni successo con un curriculum: creando curiosità con affermazioni molto, molto d’impatto. Alcuni esempi di fantasia (notare l’utilizzo dei numeri, che sono gli steroidi di ogni curriculum):

  • Riorganizzando il magazzino ho fatto risparmiare al negozio 700€ al mese di spese inutili.
  • Molti clienti tornavano nel ristorante per essere serviti da me.
  • Ho formato uno staff professionale di contabili di alto livello in meno di 6 mesi e con costi irrisori.

Nei curriculum che scrivo (mi spiace ma al momento tutti gli slot sono prenotati), mi piace mettere l’hook nella parte iniziale, appena sotto al nome e dati anagrafici, in forma discorsiva e in non più di 3-4 righe di testo. Questa è forse la parte più importante del tuo curriculum: falla nel modo giusto, e avrai più colloquio di quelli che riesci materialmente a gestire.

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Esperimento sui siti di ricerca del lavoro: quali sono affidabili

Aprile 27, 2021 by Stefano 267 commenti

Per chi è iscritto alla newsletter, una decina di giorni fa ho mandato un’email chiedendo quali portali per la ricerca del lavoro utilizzassero. Ho ricevuto oltre 150 risposte, e ammetto, ho fatto fatica a rispondere a tutti singolarmente. 😀

Fra tutte le risposte che ho ricevuto ho scelto i siti web più utilizzati, per un esperimento che serve a valutare quali siano i più seri.

L’idea mi è venuto dallo spassoso esperimento de L’espresso, riportato da Le Faremo Sapere, in cui il giornalista ha provato a inserire un annuncio “cercasi tirocinanti per sacrifici umani”. Risultato: pubblicato sul sito ufficiale della regione Sardegna. Mi sono detto: perché non ingrandire un po’ questa prova e farci un test più generale?

Quindi mi sono finto un datore di lavoro e ho provato a inserire un annuncio senza senso:

Cercasi uno spremitore di limoni con almeno 33 anni di esperienza. È gradita, ma non richiesta, esperienza nella spremitura di altri agrumi quali arance e mandarini. Spremere frutti tropicali, come ananas o kiwi, non si qualifica come esperienza rilevante.

Dopo uno stage di 6 mesi si può valutare l’assunzione a tempo indeterminato. Possibilità di crescita: dopo 2 anni di lavoro è possibile la promozione a pelatore di patate.

L’idea è che un sito che pubblica annunci dovrebbe per lo meno controllarli prima della pubblicazione, per evitare truffe ai danni degli ignari dipendenti.  Per ogni portale ho inserito anche una breve descrizione e opinioni a caldo, con punti bonus per i siti professionali che pubblicano solo inserzioni a pagamento (per scremare le aziende poco serie che non hanno nemmeno i soldi di pagare un part time). Ovviamente, non ho provato a inserire annunci a pagamento.

Ho inoltre escluso gli aggregatori, ossia siti web che ripubblicano annunci trovati da altre parti: questi sono solo motori di ricerca, e non hanno nessun contenuto proprio. Fra quelli che mi sono stati menzionati via email, i più importanti sono:

  • Monster
  • Trovit
  • Careerjet

Ok, iniziamo.

Infojobs

Questo è forse il sito più famoso per inviare un curriculum online: è stato citato più di tutti gli altri nelle risposte che ho ricevuto, quindi è giusto che sia in alto nella lista. In più mi hanno detto tutti essere un portale di qualità, e la cosa mi ha incuriosito: è noto che io schifo i portali online per trovare lavoro e, anche se la mia opinione non cambia, voglio vedere cosa c’è di vero in questa affermazione.

Il risultato del mio test è positivo: le aziende devono pagare per ogni curriculum che inseriscono tranne il primo. Ogni registrazione di una nuova azienda viene convalidata per telefono, ed è obbligatorio specificare una partita IVA italiana. Pare non accettino partite IVA dall’estero, quindi non posso spingermi più in là con la ricerca.

L’impressione è comunque positiva, e Infojobs si assicura che ogni azienda che pubblica esista e sia in regola almeno con la partita IVA. Senza registrarmi non ho potuto vedere il costo delle inserzioni, ma il datore paga per ogni annuncio che emana: solo i più seri, quindi, lo usano.

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Job Rapido

Un altro portale molto citato, che non sembra avere le stesse barriere di Infojobs. Non chiedono la partita iva, e le inserzioni sono gratuite (anche se non viene specificato all’inizio). Dopo la semplice registrazione iniziale l’account deve essere confermato da un amministratore, e non sembra ci siano altre barriere per la pubblicazione. Non sono arrivato fino in fondo, perché al tempo in cui ho pubblicato l’articolo ancora nessuno ha confermato l’account.

Rispetto a Infojobs, comunque, il giudizio non è molto alto.

Link al sito

Kijiji

Questo è un portale di proprietà di Ebay che pubblica annunci di qualsiasi tipo, non solo per il lavoro. Ma visto che è così popolare, lo inserisco nella ricerca.

Pubblicare un annuncio anche come azienda è semplice e non richiede nessuna conferma. Non esistono controlli, e basta confermare l’indirizzo email per vedersi pubblicato qualsiasi cosa. Quindi Kijiji non è un portale serio, perché può venire sfruttato anche da persone che vogliono approfittarsi di chi cerca lavoro. La qualità media degli annunci su Kijiji è quindi scadete anche rispetto agli altri siti web (che comunque non brillano).

Di sicuro il mio annuncio per lo spremitori di limoni non ha aiutato.

Link al sito

Miojob

Questo è il portale dedicato al lavoro de La Repubblica, l’unico quotidiano che sembra aver capito l’importanza di spostarsi sul digitale.

Qui la ricerca è stata semplice, breve e indolore: pubblicare un annuncio costa 199 euro a colpo, e vengono richiesti una sfilza di dati. Fin qui tutto bene. Tutto bello quindi? Niente affatto.

Il sito è diventato ormai un aggregatore di offerte ripubblicate da altri siti, che possono essere più o meno seri. Spesso la qualità non è delle più alte, e questo fa crollare la credibilità di Miojob. Visto che di aggregatori ce ne sono già in quantità e di molto migliori (vedi Monster), non c’è motivo di usare Miojob.

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Page Personnel

Questo non è fra i siti più famosi, ma viene usato da un po’ di gente. La registrazione di un’azienda deve essere fatta in sede, quindi questo non è un portale puramente online. Non viene specificato se l’inserzione è gratis o si paga qualcosa, ma visto il tono in cui viene presentata l’azienda, direi che bisogna pagare. Vedendo anche la qualità mediamente alta degli annunci che compaiono su questo portale, sono più portato a credere che Page Personnel faccia una scrematura decente di chi si applica.

Link al sito

Randstad

Questo sito non l’avevo mai sentito, ma visto che viene citato da più persone, l’ho messo dentro alla ricerca. Si comporterà bene?

Ammetto, non lo so. Alla registrazione mi viene chiesto un fumoso “codice cliente”, e il sito non si degna di spiegarmi cos’è. Immagino si tratti di un riferimento che ti viene dato in sede, quando ti registri fisicamente. Quindi non posso dare feedback sulla qualità di Randstad, anche se di solito andando in sede si scremano i datori più truffaldini.

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Manpower

Questo è uno dei siti più grandi e importanti per la ricerca del lavoro, e mi stupisco di non aver ricevuto molte risposte che lo citano. Sono presenti tantissimi annunci, ed è molto diffuso soprattutto nel nord.

Purtroppo, come con Randstad, anche qui serve andare in sede per inviare il proprio bando: i candidati si possono iscrivere online, ma me aziende no. Sono stato nei loro uffici mentre scrivevo Obiettivo Lavoro, e l’impressione che mi hanno dato è stata positiva. Il loro staff è preparato e controllano ogni voce con cura, quindi Manpower è uno dei pochi portali seri in Italia.

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Adecco

Un altro big del settore, con una buona quantità di annunci nelle città maggiori ma pochi in tutto il resto d’Italia. Insomma, come la maggior parte di questi portali.

La registrazione è semplice e non serve lasciare i dati aziendali, ma serve l’attivazione manuale con un operatore che ti richiama per confermare i tuoi dati…

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Linklavoro

Un portale abbastanza oscuro, che solo a vederlo mi fa venire i brividi: hanno messo la pubblicità! Come ben sa chi si occupa di web marketing, la pubblicità viene usata solo da portali che non riescono a monetizzare in altro modo (tranne poche eccezioni). Questo mi porta a pensare che ci siano pochi datori interessati a questo sito, visto che ogni inserzione è a pagamento. Si parte da 10 euro, e si sale per servizi premium. Non me ne voglia l’amministratore, ma mi sembra realizzato in modo amatoriale.

Non vedo perché si debba usare un servizio del genere quando ce ne sono di migliori (meno peggiori) in giro.

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Bianco Lavoro

Anche questo portale mi è stato suggerito da un paio di utenti: vediamo come si comporta.

La registrazione è semplice, e chiede i dati standard. Il codice fiscale non viene verificato, visto che sono riuscito ad entrare anche fornendone uno falso. Richiedono però l’attivazione manuale di ogni nuova azienda, e l’annuncio dei limoni è stato bloccato. Quindi un minimo di verifica la fanno, anche se dubito che alla redazione siano molto pignoli.

Link al sito

Subito.it

Storicamente, Subito è il rivale di Ebay e il suo portale Kijiji. Valgono le stesse considerazioni fatte per il fratello maggiore: si può inserire un annuncio senza revisione, ed è quindi oro per i truffatori che vogliono far lavorare qualcuno per 4 mesi senza pagarlo e poi sparire. Non dovrei nemmeno dirlo, ma sconsiglio l’utilizzo di questo portale.

Link al sito

Bakeca

Vedi sopra: è un portale generico dove si può trovare di tutto, e gli annunci non vengono moderati. Da evitare.

Link al sito

Conclusione

Continuo a credere che cercare lavoro online sia in buona parte una perdita di tempo, perché andare a conoscere datori dal vivo è molto più efficace. Ma nel fine settimana o di sera, quando i datori non sono in ufficio, a tempo perso si può usare anche internet. Gli unici tre siti che vale la pena visitare sono:

  1. Infojobs, il miglior portale per la ricerca del lavoro.
  2. Monster, il miglior aggregatore (motore di ricerca) di offerte.
  3. Linkedin, il miglior social network per professionisti.

Esistono altri siti web seri, ma vista la difficoltà con cui si trova lavoro online, sarebbe un’inutile perdita di tempo: questi tre, da soli, coprono una vasta fascia di mercato.

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Autorizzo al trattamento dei dati: come e quando metterlo

Aprile 26, 2021 by Stefano 5 commenti

Una delle domande che mi vengono fatte più spesso via email è: devo mettere il classico “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Dlgs 196 del 30 giugno 2003“?

In effetti, nel mio modello di curriculum non c’è, e molti si chiedono il perché.

La ragione è che non è indispensabile, non quanto si crede. Visto che il mio modello è su una pagina sola, limite che ti consiglio di rispettare a meno che tu non sia un professionista di alto livello e con anni di esperienza, ogni riga è importante. Non hai spazio da sprecare per parole inutili, per questo ho scelto di cancellare l’autorizzazione al trattamento dei dati personali.

Ora, parliamo di quello che ci dice la legge.

Autorizzo al trattamento dei dati: cosa dice la legge

Su internet esiste parecchia confusione in materia, e quasi tutti dicono che sì, è obbligatorio mettere “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali”, ma è vero? Tutti lo dicono, ma non ho trovato nessuna fonte ufficiale o autorevole che ne parli. Da questa osservazione mi viene da pensare che si tratti di una leggenda metropolitana, al pari della credenza che il formato Europeo sia il migliore e il più accettato.

Ho fatto ricerche più avanzate in rete, e ho trovato questa comunicazione del garante della privacy:

“Tutti possono liberamente raccogliere, per uso strettamente personale, dati personali riguardanti altri individui, a patto di non diffonderli o comunicarli sistematicamente a terzi. (Un esempio: i dati raccolti per uso personale nelle proprie agende cartacee o elettroniche)”

Quindi il datore può raccogliere i tuoi dati e conservarli, a meno che non li diffonda, per valutarti nel processo di assunzione.

Ma andiamo un po’ oltre a leggere il Decreto Legislativo 196/2003, e scopriamo una cosa interessante: il datore può utilizzare il tuo curriculum come scritto sopra, a meno che tu non abbia incluso dati sensibili. Citando il decreto originale, i dati sensibili sono:

“I dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonche’ i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale”

Ora, in un curriculum scritto bene questi dati non dovrebbero comunque esserci, perché sono inutili ai fini del processo decisionale e portano via spazio prezioso che potresti usare per includere una competenza utile in più, o allungare la tua frase di presentazione (se segui il mio modello, è quella prima dello schema).

Per questo se usi il modello a una pagina non dovresti includere la formula “Autorizzo al trattamento dei dati”, perché non è richiesta per legge. Assicurati però di non aver incluso dati sensibili: se l’hai fatto toglili, perché non dovrebbero mai essere in un curriculum efficace.

Se invece segui un altro modello o hai modificato il mio in modo che ti avanzi una linea extra che non sai come riempire, piuttosto che lasciarla vuota metti l’autorizzazione al trattamento dei dati. Alcuni datori, ignoranti su cosa dice la legge, si rassicurano nel vederla. Alcuni addirittura la richiedono espressamente, in questo caso sei obbligato a metterla e non ci puoi fare niente.

Io non l’ho mai inserita perché nel mio curriculum non c’era mai lo spazio, e nessun datore si è ancora lamentato o mi ha scartato per questo motivo.

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La guida definitiva al tuo profilo Linkedin

Aprile 25, 2021 by Stefano 18 commenti

Cercare lavoro online è fra i modi migliori di restare disoccupato.

Il datore vuole conoscerti, vederti in faccia, fare due chiacchere con te. Internet è impersonale, mentre la ricerca del lavoro fatta bene deve essere molto personale e specifica per il datore. Questo anche per un motivo psicologico: più tempo il datore pensa a te, e più sono le possibilità che si ricordi di chiamarti per un colloquio. Con un curriculum inviato via email, il datore penserà a te per pochi secondi. Ma se lo incontri e gli parli per cinque minuti, sono cinque minuti di tempo. Noti la differenza?

L’unico strumento veramente utile per trovare lavoro online è Linkedin, o per chi non lo conosce, “il Facebook dei professionisti”. È un social network dedicato interamente al mondo del lavoro. Negli Stati Uniti è ormai indispensabile per qualsiasi buon lavoro (se non hai un bel profilo Linkedin vieni scartato subito), in Italia solo adesso sta iniziando a rendersi noto.

Ed ecco il bello: per quello che ci devi fare tu, è gratis. Esiste una versione a pagamento, ma per trovare lavoro, non ti serve.

Perché Linkedin è il miglior strumento online per trovare lavoro?

Perché ha un rapporto datori/candidati altissimo rispetto agli altri siti di ricerca del lavoro.

Mi spiego meglio.

I più importanti portali che ti permettono di inserire un curriculum sono inondati da migliaia di profili. Diciamo che ci sono 1.000 datori al mese che controllano quel sito, ma visto l’immenso numero di candidati, ognuno riceve 100 candidature per ogni posizione aperta. Tu sarai solo uno fra cento, e le tue possibilità di ottenere un colloquio di lavoro sono infime.

Su Linkedin invece, ci sono tanti datori e pochi candidati. Quindi per ogni bando di lavoro inserito, ci saranno 25 o 30 curriculum. Facendo i conti, hai 3-4 volte più possibilità di essere richiamato.

Ma non finisce qui.

I siti delle agenzie del lavoro sono pieni di datori poco seri, che ti offrono uno stage sottopagato che non verrà mai rinnovato. Sono i classici:

  • Segreteria.
  • Venditore porta a porta.
  • Centralinista.

Ma questi tipi di lavoro, su Linkedin, non si trovano. Invece trovi imprenditori e reclutatori seri in cerca di personale qualificato da pagare il giusto. Proprio quelli che interessano a te.

Linkedin ti viene incontro anche quando cerchi lavoro offline, o con altri canali online. I datori sempre di più cercano informazioni sui candidati più interessanti su internet, e Linkedin è un punto di partenza. Quelli che hanno un profilo ben strutturato verranno probabilmente richiamati. Ma se non c’è traccia di te, potresti essere scartato. Grazie a questo social network, puoi mostrare il meglio di te in una pagina di profilo che completa il tuo curriculum.

Come compilare un profilo Linkedin efficacemente

Il punto di partenza per cercare lavoro su Linkedin è il tuo profilo: è di gran lunga la pagina più importante, perché ogni datore la visiterà prima di chiamarti per un colloquio. La sua funzione è di espandere quello che scrivi sul curriculum. Anzitutto vai su linkedin.com e crea il tuo profilo, poi compilalo seguendo le istruzioni qui sotto.

1 – Ottimizza il tuo sommario

Il tuo sommario professionale è la frase che i datori vedranno per prima quando scoprono il tuo profilo, appena sotto al nome. È di fondamentale importanza per vari motivi:

  • È la tua introduzione al datore, la prima impressione si forma qui.
  • Compare sempre sotto al tuo nome.
  • È indispensabile ottimizzarla per le ricerche.

Le ricerche sono la funzione che distingue Linkedin dagli altri aggregatori di curriculum: il datore può cercarti per nome o per professione. Se quindi un reclutatore cerca su linkedin “esperto ingegneria civile” e tu hai quelle parole nel sommario professionale, hai buone possibilità di comparire fra i primi risultati (se il resto del profilo è a posto).

Se invece un datore cerca il tuo nome, ma hai già tanti omonimi, inserirà (ad esempio) “Mario Rossi ingegneria civile”. Con questa combinazione, dovrebbe trovarti subito.

Ecco le linee guida per scrivere un sommario professionale con i fiocchi:

  • Usa le parole chiave più importanti che descrivono la tua esperienza.
  • Non usare parole a caso: lo spazio è limitato, quindi usalo bene.
  • Metti in luce le tue competenze principali.
  • Mettiti nei panni del datore e chiediti che parole potrebbe usare nella ricerca.
  • Non scrivere mai “disoccupato” o variazioni simili. Dì solo le tue competenze: devi metterti in risalto, non svilirti!

Una buona idea è riprendere quello che hai scritto sul tuo curriculum (se hai già scaricato il curriculum ipnotico), asciugarlo e metterlo qui. A proposito…

2 – Rendi il profilo coerente col curriculum

Idealmente, un datore leggerà tutti i tuoi tre documenti fondamentali:

  • Curriculum
  • Lettera di presentazione
  • Profilo Linkedin

Se trova delle incongruenze fra i tre, non ti richiamerà. Il modo migliore per essere coerente è semplice: non mentire. Dì la verità senza cercare di nasconderla, e non farai errori.

Ma per impressionare il datore devi andare oltre: usare lo stesso stile, le stesse parole. Se nel curriculum dici di essere stato un “responsabile del social media marketing”, su Linkedin non puoi diventare “responsabile della gestione e sviluppo delle pagine Facebook e Twitter dell’azienda”. Significano la stessa cosa, ma hai usato parole diverse. Usa gli stessi termini, perché evidenzia professionalità.

Se sei esperto in più di un settore, potresti avere un curriculum diverso per ognuno di essi: come scrivi il profilo Linkedin?

Metti tutto. Raccogli tutte le tue professionalità, e mettile insieme in un maxi-riepilogo. Il profilo Linkedin non deve essere corto come il curriculum. Se devi per forza scegliere, la versione Linkedin sarà la stessa del curriculum per il settore in cui hai più speranze di essere assunto.

3 – Compila tutto

Molti, per pigrizia, non compilano tutto il profilo. Grave errore: qui non hai limiti di spazio, quindi vai e scrivi! Il curriculum deve essere il più corto possibile, ma il profilo può essere lungo quanto vuoi finché continui a dire cose interessanti (quindi non scrivere per il solo gusto di farlo).

Una volta che hai compilato tutto, devi ordinare le sezioni in questo modo (dall’alto al basso):

  1. Riepilogo
  2. Esperienza
  3. Formazione
  4. Corsi
  5. Pubblicazioni
  6. Tutto il resto (qui l’ordine non conta più)

Le informazioni più in alto sono quelle che il datore ritiene più importanti, e via via si scende verso i dettagli secondari. Questa è la stessa struttura che deve avere il curriculum.

4 – Usa una foto professionale

Anche se la sconsiglio nel curriculum perché può portare a discriminazione, la foto è indispensabile su un profilo Linkedin. Come ogni buon social network che si rispetti, la componente visiva è vitale.

Non devi inserire centinaia di foto come su Facebook, ne basta una ma bella. Un profilo senza foto sembra poco professionale, e ti farà precipitare nei risultati delle ricerche. Ecco come scattare una foto professionale per il tuo profilo Linkedin:

  • Usa una macchina fotografica decente (anche compatta va bene), non lo smartphone.
  • Assicurati di avere le condizioni di luce ottimali, senza dover usare il flash che appiattisce i colori.
  • Prendi un primo piano, come nell’esempio qui sopra.
  • Vestiti come ti vestiresti nel colloquio di lavoro.
  • Usa uno sfondo neutro: una parete monocromatica chiara o, come nel mio caso, una libreria (utile se vuoi dare un’immagine più professionale ed esperta).
  • Sorridi! L’espressione troppo seria non piace alla maggior parte dei datori. Anche un sorriso leggero (come il mio) è sufficiente, ma se te la senti, tira fuori quei denti bianchi. 😉

Già che l’hai scattata, usa la stessa foto anche quando espressamente richiesta dal datore nel curriculum (e solo quando espressamente richiesta, mai di tua volontà).

5 – Accorcia l’URL

L’URL è l’indirizzo web, quello che inizia per www. Visto che idealmente il tuo profilo Linkedin dovrebbe comparire sul curriculum cartaceo, usa un indirizzo facile da ricordare che comprenda il tuo nome e cognome. Ad esempio, il mio è www.linkedin.com/in/stefanomini. Semplice no?

Per modificare il profilo vai sulla tua pagina e clicca “modifica profilo”. Poi appena sotto, accanto all’URL, su “modifica”. Qui scegli il tuo indirizzo. Usa uno di questi (in ordine di preferenza):

  1. Nome + cognome
  2. Cognome + nome
  3. Iniziale nome + cognome (es. smini)

Metti un link al tuo profilo Linkedin nel tuo CV cartaceo: un datore potrà andare a leggerlo più facilmente, diversi reclutatori rimangono positivamente impressionati da questa accortezza.

6 – Crea collegamenti (sono le “amicizie” di Facebook)

Cerca gli amici che già sono su Linkedin, i colleghi presenti e passati, invita altri ad iscriversi (ad esempio altri disoccupati che incontri). Più connessioni hai più farai bella figura.

Questo è un noto effetto sociale: più persone hai fra i contatti, più il datore penserà che sei ricercato. Di conseguenza crederà che molti ti vogliono, e quindi ti vorrà assumere anche lui. Senza contare che avere tanti collegamenti ti aiuterà a salire nei risultati di ricerca.

Conclusione

Linkedin è di gran lunga lo strumento migliore per trovare lavoro online. Offre un mare di possibilità, e il profilo è il punto di partenza. Sempre più datori controllano la presenza del candidato su Linkedin, e se lo trovano, la probabilità di essere richiamato è più alta.

Quindi lascia perdere tutti gli altri siti che raccolgono curriculum, perché la maggior parte sono inutili. Piuttosto, focalizzati sull’unico strumento che può veramente darti una mano a trovare lavoro velocemente.

Per avere una visione d’insieme di come devi costruire il tuo profilo Linkedin, guarda il mio (e già che ci sei chiedi l’amicizia, così hai già un contatto in più).

Ti è piaciuto questo articolo puoi condividerlo su Linkedin cliccando qui. 😉

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